Non staremo a girarci intorno, la notizia della separazione di Dandi da Venator FC non si può ignorare. Alex ha già spiegato le sue motivazioni ma ci è sembrato giusto conoscere il pensiero di Frank Merenda sulla vicenda e soprattutto sapere quali sono i suoi progetti futuri per la promotion.
MMA ARENA – L’anno sta finendo con una news che scuote l’ambiente delle MMA italiane, Alex Dandi esce da Venator e continua da solo, la prima cosa che ti chiedo è come l’hai presa, te l’aspettavi o è stata una sorpresa?
Frank Merenda – Beh, Alex ha cominciato a dare segni in quella direzione più o meno evidenti dall’esterno da molto tempo. Era qualcosa che doveva accadere in modo più o meno naturale e così è successo. L’importante all’interno di un progetto è essere felice di ciò che si sta facendo e perseguire i propri progetti.
È da un po’ che i progetti di Alex si erano staccati dalla strada maestra di Venator, quindi è giusto che per perseguirli lui segua la sua strada.
MMA ARENA – Lui ha rilasciato dichiarazioni di affetto e stima nei tuoi confronti ma aggiunge che negli ultimi tempi c’era una certa divergenza di opinioni ed è mancato un dialogo, da fuori siete sempre sembrati molto uniti nelle idee e nei progetti, in pratica cosa è successo?
Frank Merenda – In realtà non è che vi sia mai stata una vera divergenza di opinioni. Sarebbe più corretto dire che vi è Venator e da un certo momento in avanti vi è stato Venator da un lato e “i progetti di Dandi” dall’altra. Che sul piano lavorativo capisco, anche nel senso che per Alex qui parliamo integralmente o quasi del suo futuro e del suo lavoro, mentre per me la cosa sfuma e rimane sempre ancorata al “tra business e passione”.
Quindi non vi è differenza di opinioni. È proprio che “non puoi servire Dio e Mammona” per quanto in buona fede e fare il bene di entrambi. Non c’è modo.
Prima di essere frainteso su ciò che dirò successivamente, permettimi di chiarire che io su Alex ho sempre messo la mano sul fuoco e la metto anche ora. Non è in discussione la persona né le sue buone intenzioni.
Solo che Venator nasce proprio per offrire un’alternativa e in alcuni casi contrastare mettendo a nudo i limiti di ciò che vi era prima in Italia, cioè la classica situazione con promotion tua, dove tu fai il manager degli atleti, sei il matchmaker, giudici e arbitri sono amici tuoi ecc…
Con Alex abbiamo combattuto insieme aspre battaglie anche in pubblico proprio su questa questione agli inizi, che poi è l’elefante nella stanza che ci ha attirato l’odio di mezzo mondo delle MMA italiane e per anni ci ha fatto avere anche problemi nell’allacciare quella relazione proficua che poi è diventato l’odierno asse Venator/FIGMMA.
Per citare Batman, il Cavaliere Oscuro: “O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo”. Ecco, Alex ha scelto di diventare quell’accentratore di cariche che tanto avevamo combattuto assieme agli inizi.
Da un certo momento in avanti quindi, Alex ha sterzato e ha deciso comunque di andare in quella direzione, trasformandosi in manager degli atleti. Cosa sulla quale ho cercato garbatamente di dissuaderlo sin dagli inizi (a prescindere o meno che il progetto sia sicuramente pregevole se preso di per sè).
Vi è da dire per totale correttezza come Alex abbia sempre provato a coinvolgermi nel progetto, offrendomi di partecipare ecc… e questo ha portato a lunghe e importanti riflessioni dalle quali sono uscito ancora più convinto di come sia una cosa che non voglio fare, mentre voglio assolutamente rimanere focalizzato su Venator.
Ribadisco per l’ennesima volta per evitare di essere frainteso: io su Alex metto e metterò sempre la mano sul fuoco. Il punto non è cosa penso io di lui.
Il punto è cosa pensano gli altri e cosa purtroppo accade -che tu lo voglia o meno o che tu sia in buonafede o meno- quando sei il “controllore che controlla sé stesso.” (oggi sono in vena di citazioni da film e fumetti).
Innanzitutto crei quella situazione spiacevole che non voglio accada, cioè si ha la sensazione che a Venator vi siano “atleti di casa” vs team esterni.
Attenzione che questa è una cosa molto importante e non secondaria. Perché per quanto un team, un coach o un atleta possano abbozzare, combatteranno sempre con la sensazione sottile di “avere tutti contro” o comunque “essere fuori casa”. Hanno accettato di molto peggio in passato, ci mancherebbe. Ciò non vuol dire però che sia qualcosa che condivido.
Questo in momenti di stress come quelli di un incontro, può portare a reazioni scomposte -come ogni tanto è accaduto- anche da persone che sono in realtà amici e stimati professionisti. Io penso che sia necessario come promoter rimanere focalizzato nel creare le migliori condizioni anche psicologiche per combattere nei confronti di tutti gli atleti e dei loro team.
E questo -volente o nolente- quando sei promoter, manager, matchmaker ecc… non è possibile. A prescindere da quanto tu sia trasparente e pulito. È una cosa che proprio funziona male. L’acqua in salita non ci va. Fine.
L’altro aspetto è che o fai gli interessi della promotion o come management fai i tuoi. Con tutta la buona fede del mondo, ripeto, è proprio un conflitto di interessi insanabile.
Da un lato finisci per usare Venator come palcoscenico a uso e consumo tuo e della tua organizzazione di management, prima per mettere in mostra e poi per “distrarre” gli atleti mandandoli in altre organizzazioni, quando il tuo compito dovrebbe essere quello di creare le condizioni per tenerli vicini all’organizzazione stessa.
Dall’altro, l’unico scopo nell’ organizzare incontri è creare quel “draw”, che in gergo tecnico significa quell’evento scatenante pronto ad attirare pubblico e sfruttarlo il più possibile.
Ti faccio un esempio facile ma solo dal punto di vista didattico: l’ultimo torneo fatto ha portato un pareggio nell’incontro Pietrini-Paternò. Il tuo dovere come matchmaker di Venator è sfruttare quel draw per soddisfare il pubblico e creare il rematch subito. Se lavori per la promotion quello è il tuo dovere. Fine. Organizzare incontri che il pubblico voglia vedere, che vendano biglietti, allargare la location per avere più posti e così via finché non si riempiono i palazzetti veri.
Ma se sei anche il manager, addirittura di entrambi, allora magari hai altri progetti per i tuoi assistiti e butti all’aria lo “sfruttare il momento” che tanto avrebbe fatto bene all’organizzazione e al pubblico. Magari non lo fai apposta o con chissà quale malizia dietro. Ma nei dati di fatto il tuo conflitto di interessi è contrario al bene dell’organizzazione. Non c’è modo di risolvere questa cosa.
Allora la promotion diventa qualcosa che non ha mai modo di crescere perché tu la usi per i tuoi interessi e per capitalizzare i tuoi progetti, dissanguandola di fatto di quegli incontri che un bravo matchmaker dovrebbe fare di tutto per organizzare. A qualunque costo.
Ti ho citato il caso specifico Pietrini-Paternò solo perché è concreto e fresco, non perché vi sia mai stato un problema reale dietro. Ma sono gli effetti del conflitto di interessi inevitabile che avrebbero continuato a peggiorare nel tempo.
Ciò detto, Alex non è stupido. Sa bene che le cose stanno così e da tempo ha cominciato a costruire la sua “way out” un pezzettino alla volta. Perché le persone si allontanano sempre dalle cose che sanno di non trattare più nella maniera corretta o col 100% dell’onestà intellettuale facendo pienamente il proprio dovere.
Gli serve una piattaforma dove avere l’attenzione al 100% su di sè, fare le sue cose e sentirsi perfettamente a suo agio nel farle senza dover chiedere conto a nessuno. Non è un problema di divergenza di opinioni.
MMA ARENA – Pare che aprirà una nuova promotion, c’è qualcosa che vorresti dirgli?
Frank Merenda – Non direi. Sa meglio di me come si fanno le cose quindi sono certo che farà molto bene.
MMA ARENA – Ora la domanda, cosa farai con Venator, non ci hai ancora pensato, chiudi, rilanci…e in questo caso con che ambizioni? Hai già individuato qualcuno che possa sostituire Alex e i suoi collaboratori? In altre parole hai un progetto vago da sviluppare o progetti precisi?
Frank Merenda – Non capisco perché Venator dovrebbe chiudere. Nessuna delle mie aziende ha mai chiuso perché è andato via un collaboratore, per quanto importante. Ricordo che per anni Alex aveva provato a imbastire qualcosa nel mondo delle promotion di MMA ma non era mai addivenuto a nulla, finché non ha incontrato il sottoscritto.
In teoria poi la questione collaboratori non è un problema, nel senso quelli sono collaboratori di Venator. Sono lo staff dell’organizzazione perché Alex ha lavorato per Venator non come “Alex fa le sue cose in Venator”. Questo almeno in teoria immagino, come pensiero da imprenditore e da persona seria.
Quindi dato che nessuno si è “rotto in bocca” con nessuno, chiunque voglia continuare a lavorare in Venator per quanto mi riguarda può farlo tranquillamente o almeno candidarsi. Non stiamo parlando di una rottura con parolacce ma di una sorta di separazione consensuale al fine di perseguire al meglio i rispettivi obiettivi. Comunque sì, ci sono pure troppe persone che si stanno proponendo per essere parte attiva di Venator quindi tutto avremo tranne che carenza di personale in ogni caso.
In generale fare impresa è qualcosa di più complesso del semplice “essere un bravo tecnico”. Altrimenti Venator sarebbe esistito prima di me mentre così non è stato.
Quindi per rispondere alla tua domanda, i progetti sono precisissimi e non solo, Venator esce rinforzato da questa situazione perché finalmente può ritornare integralmente sulla sua strada maestra e focalizzarsi su ciò che deve fare: organizzare eventi che il pubblico voglia vedere. Fine.
Anche il rapporto con Alex funzionerà ancora meglio di prima in realtà. Lui ha degli atleti che rappresenta e nel nostro rapporto farà quello, noi creiamo gli eventi. Rimanere focalizzati e specializzati è sempre la scelta migliore e maggiormente produttiva nel medio periodo.
MMA ARENA – Con Venator avete cambiato la storia delle MMA italiane e di questo tutti dovranno sempre esservi grati, come ultima domanda ti chiedo se c’è una cosa che avresti voluto fare ma non sei riuscito e se c’è qualcosa di cui sei pentito, se c’è una scelta che non rifaresti…
Frank Merenda – Cose che avrei voluto fare e non sono riuscito per macro temi non ce ne sono. Piccole cose sì. Avrei voluto portare alcuni atleti come Thiago Silva per il pubblico in Italia e non ci siamo riusciti. Inoltre avrei voluto iniziare prima a dare attenzione al settore dilettanti e sicuramente una maggiore attenzione alle MMA femminili (sono entrambe cose che Alex mal digerisce) che da ora in avanti avranno uno sviluppo sempre più attento.
DP