Inchiesta sui camp thailandesi di muay thai

Nei camp thailandesi non è tutto oro ciò che luccica, come ci racconta Gianmario Girasole in questa intervista a Roberto Cassarino.

La Thailandia è un paese splendido che attira migliaia di turisti ogni anno con le sue spiagge spettacolari e i suoi scenari intrisi di storia, e fra i tanti che vanno ci sono anche fighter esperti e anche alle prime armi, attratti dalla frequentazione dei camp di muay thai che qui in Occidente sono circondati da un’aura di leggenda poiché vi si sono formati i più forti thai del mondo.
Ma in mezzo a tutto questo luccichio, ci sono cose che sarebbe meglio sapere e soprattutto problematiche da conoscere bene per evitare di avere problemi e trasformare un’ esperienza che si vuole sia indimenticabile in un brutto ricordo o ancora peggio.

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Abbiamo sentito Roberto Cassarino, titolare del 7 Muay Thai, profondo conoscitore dell’argomento e
ormai da anni presenza fissa nel panorama thailandese della muay thai, anche grazie al figlio Mathias, fighter professionista di muay thai.

LE TIPOLOGIE DEI VARI CAMP

Gianmario: Ciao Roberto, puoi descriverci le tipologie dei camp di muay thai che si possono trovare in Thailandia?

Roberto: Certamente, io stesso vedo ogni anno molti più stranieri, o meglio farang come vengono chiamati dai
Thailandesi, che vengono qui per medi o lunghi periodi nei camp di Muay Thai. Ci sono ormai diverse tipologie di camp e palestre in Thailandia, ma per semplificare sono quasi tutti riconducibili alle 3 categorie che quando si sceglie il camp si finisce per scegliere, ovvero:
– il camp tradizionale Thailandese nell Isan (nord est) o nella periferia super affollata e inquinata di
Bangkok.
– Il camp commerciale bello e colorato in una località turistica molto affollata.
– Il camp moderno come struttura che propone un allenamento tradizionale evoluto.
Il purista di muay thai tende a scegliere il camp tradizionale o almeno quello che appare tale, mentre chi
cerca divertimento tipico di notte e un allenamento al pomeriggio tende a scegliere il camp commerciale,
soprattutto nelle 2 isole più sfruttate dal turismo. La terza tipologia di camp è molto spesso gestita da un
team misto di Thailandesi e stranieri che hanno portato appunto ad un’ evoluzione dell’allenamento e
costruito strutture adatte allla Thailandia di oggi ormai ricca, prospera e che esige benessere oltre a
molta attenzione alla salute

PERCHÉ UN MANAGER ALLENATORE THAILANDESE DOVREBBE PRENDERSI CURA DI UN FARANG CHE
PASSA E VA?

Gianmario: Qual è l’atteggiamento generale dei manager e allenatori thailandesi nei confronti di chi si approccia per la prima volta ad un’ esperienza in un camp di muay thai?

Roberto: Qualsiasi camp scegliete, mettetevi nei panni dei trainers, maestri e manager Thailandesi e fatevi queste domande: perché un manager-allenatore-arjan Thailandese dovrebbe avere cura di un ‘farang’ che passa una volta e poi non vedrà più? Pensate a quanti stranieri vedono passare ogni mese e perché dovrebbero mettere il cuore nell’allenarvi al meglio? Ricordate che siete di passaggio al camp! Inoltre che livello di cultura ed esperienza hanno i Thai nel mondo della MT per capire le esigenze di un farang? Se vi fa fare i canonici 3 round di Pao con 100 calci per round e commenta con un ‘good very good my friend’ sa che il farang tipico va via contento, si fa le sue belle foto con lui, magari un tatuaggio e poi via a comprare un amuleto al tempio. Perchè dovrebbero curarsi della vostra salute, benessere e sicurezza se loro stanno benone anche dormendo e mangiando per terra e lavandosi prima di allenarsi e non dopo?

PREZIOSI SUGGERIMENTI NELLA SCELTA DI UN CAMP

Gianmario: Quali sono allora i suggerimenti che possono aiutare nella scelta di un camp per coloro che si avvicinano per la prima volta a questa esperienza?

Roberto: Innanzitutto io suggerisco a chi deve scegliere il camp di fare delle considerazioni iniziali riguardo ai suoi obbiettivi e chiedere informazioni che gli garantiscano salute e benessere. Se cercate solo un perfezionamento tecnico generale di Muay Thai un camp che vi fa fare i 3 round ai pao e poi vi manda al sacco, quanto serve a miglioravi? Il sacco lo fate anche in Italia e se nessuno vi guarda e vi corregge cosa cambia? Avete fatto 12 ore di volo per lavorare con l’allenatore Thailandese ed essere seguiti durante tutto il programma di allenamento, clinch e esercizi vari, eppure i Thailandesi oltre ai pao non seguono al sacco e negli esercizi nemmeno i loro fighters, come mai sono forti? Provate a stare 1 anno in un camp e fare il sacco da soli senza che nessuno vi segua e vedrete che anche da soli dopo un anno qualcosa di Muay Thai saprete farlo e magari anche bene. Ma sarà il 10 % di quello che avreste potuto saper fare se vi avessero seguito! E poi voi state in Thailandia magari solo 4 settimane e in quel tempo dovete riuscire a realizzare i vostri obbiettivi.

Gianmario: Invece per un combattente di esperienza, quali sono i suggerimenti nella scelta?

Roberto: In primis avere un match che sia un esperienza ‘vera’. L’allenatore che inizia con ‘Yu sa_tong you vely sa_tong ( tu sei forte …molto forte), forse vuole solo arrotondare e vi porta a combattere magari con un Thai di un altro livello, col rischio di uscirne malconci ma soprattutto di non aver imparato nulla. Peggio poi se vi portano sul ring contro un taxista che si tuffa al primo pugno e poi tutti felici, allenatori e farang a bere e divertirsi a spese vostre.

SALUTE E BENESSERE, ALCUNE COSE DA SAPERE

Gianmario: Grande importanza rivestono secondo me le informazioni corrette sulla salute e sul benessere di cui giustamente chi fa un’ esperienza del genere vorrebbe privilegiare. Cosa puoi dirci in merito?

Roberto: Tra i vostri obbiettivi date per scontato che non vi ammalerete, che dormirete bene e mangierete sano. Chiedete garanzie in merito, perché i Thailandesi nei camp ancora dormono e mangiano per terra. Il cibo comprato per strada per loro è ottimo, ma magari voi rischiate di finire in ospedale, l’acqua presa da un grande contenitore di plastica con ghiaccio per loro è fantastica e mentre a voi farà rimanere 3 giorni in bagno. Quello di cui godono i camp moderni è unire una buona scuola di Muay Thai con un ambiente dove viene curato il benessere ,l’igiene e la comunicazione con lo straniero attraverso l’ interfaccia con un manager ‘farang’ che vi consenta di comunicare i vostri obbiettivi, dubbi ed esigenze e faccia in modo che i Tailandesi capiscano e si adoperino per voi. Questi camp sono spesso nella Thailandia vera e ancora inesplorata e la ragione è dovuta al fatto che i thailandesi nelle località turistiche ormai sono diventati troppo affamati solo di soldi e considerano il farang come un bancomat che cammina. I camp moderni che invece hanno scelto allenatori e personale di alto livello per la Muay Thai formano gli stranieri riguardo alle loro esigenze al fine di comprenderne l’obbiettivo del soggiorno al camp e adoperarsi in tal senso”

RISCHI PER LA SALUTE ED EPISODI DA CONOSCERE

Gianmario: Ovviamente, data la tua esperienza, sarai al corrente di casi gravi che hanno funestato l’esistenza di chi ha fatto questa esperienza, e magari anche di problematiche minori relative al soggiorno in Thailandia. Puoi parlarcene?

Roberto: È bene che tutti siano a conoscenza dei rischi che si possono correre nella scelta sbagliata di un camp e nei problemi di salute in cui si può incorrere come ad esempio i funghi; ho letto tempo fa un post di Silvia la Notte che raccontava di essere stata in un camp che reputo ottimo per la MT, ma ahimè si è rovinata la vacanza-allenamento ed è scappata via se non erro. I funghi con il caldo, il sudore e la scarsa igiene sono molto diffusi nei camp Thailandesi. Tappeti, ring, pao, guanti, bende, paratibie condivisi sono il veicolo principale di trasmissione. C’è un camp a Hua Hin con 2 fratelli molto tecnici e seri però ho fatto caso che da tanti anni capita che ragazzi che arrivano da lì abbiano contratto i funghi, che però sono poca cosa in confronto allo staffilococco. Cito il caso di una fighter brasiliana, Juliana Rosa, che vive qui da anni
(la trovate su Fb https://www.facebook.com/julianatrbr) e finì in ospedale dovendo ricorrere ad un richiesta di soldi on-line su GoFundMe per non perdere la gamba. Riporto testualmente cosa scrisse “I
had to stay in the hospital almost a week. The doctor told me if I had waited just one or two more days, I
could have lost my leg”.

Gianmario: Conosci altri casi di problematiche varie legate alla mancata conoscenza delle persone con cui poi ci si relaziona in Thailandia?

Roberto: So che ci sono trainer Thailandesi che si autopromuovono e vi invitano ad allenarsi con loro o peggio a invitarli in Italia. Un allenatore di quelli che frequentano i camp delle località turistiche (al momento è a
Phuket) mi dice per caso che andrà in Italia dal M.to Fabio del Chikara Dojo di Sanremo. Lo contatto per
chiedere se sa chi si sta portando a casa e quando lui mi risponde è troppo tardi. Gia pagato e già sparito, stage in Italia mai fatto. Fatevelo raccontare da Fabio che conosce i dettagli. Sapere è sempre utile. I camp che consentono agli allenatori di chiedere soldi ai clienti sono segnali che dovete comprendere. Se sono cose che vengono naturali fare, come succede con un amico/conoscente in Italia, allora ci sta, ma se
percepite forzature allora serve avere una persona di fiducia nel camp a cui raccontare la cosa e da cui essere tutelati. Perché quel trainer poi vi deve allenare e se vi tiene il muso vi provoca stress e non quello che cercavate dal camp.

ANCHE LA MORTE DI MATTHEW RICHARDSON FECE SCALPORE

Gianmario: Quindi Roberto, non è tutto oro ciò che luccica. Cosa puoi raccontarci d’altro che suscitò scalpore?

Roberto: Avete sentito parlare di ‘Yaba’? In un camp a Phuket un brasiliano mise su un giro di droga grazie alla complicità di un trainer Thai specializzato nel ‘You my friend ecc.’, fecero molti soldi e molti danni e il camp poi fu chiuso e lui arrestato in Germania. A Phuket da poco un fighter canadese è morto inspiegabilmente nella sua stanza, un suicidio anomalo: Matthew Richardson ha affrontato nomi Thai di rilievo in eventi top e lo ricorderete perché ha combattuto con John Wayne Parr in una gabbia per le MMA. Qui trovate alcuni articoli sulla sua morte:
http://torontosun.com/2017/07/24/canadian-muay-thai-fighter-found-dead-in-thailand/wcm/d9fea5cf-
a9e7-486a-b615-b0bbc513d71a
https://www.thephuketnews.com/canadian-expat-muay-thai-fighter-found-dead-of-suspected-hanging-
in-patong-63172.php#3xtb0SCx9BwxDego.97
Per i fighters soprattutto questa storia è importante conoscerla, è la storia più triste e per la quale non ho dormito 3 notti ed ero arrabbiato con tutti i trainer Thai. Qualche sera dopo la morte del ragazzo ho litigato e cacciato tutti i trainers che avevo al 7 Muay Thai all’epoca perché qui da noi chi beve viene licenziato immediatamente. Il ragazzo era Inglese, si chiamava Jordan e viveva in Thailandia da quando era un ragazzino. Doveva tagliare il peso come tante altre volte ma quella volta il suo allenatore Thai lo mandò a correre da solo sotto il sole e non tornò più. Nel camp in Isan dove viveva lo chiamavano Deachkalek, Deachkalek Lamnammoon che è il nome del camp. Cercate la storia, è triste ma dovete conoscerla. Il camp ha pagato il funerale ma nulla per verificare le responsabilità. Quel camp è ottimo e ha prodotto campioni Thai, certamente i puristi ne sono attratti. Il camp non è fatto da un nome che magari ha accompagnato grandi campioni, ne dai sacchi o dai muri, ring ecc. ma dalle persone e dalle regole che lo governano, esattamente come una famiglia o una squadra. Se ci sono regole chiare e chi sgarra paga, se se c’è una buona comunicazione e formazione del personale e se chi si allena ha garanzie e supporto da chi dirige il camp significherà che il camp ha la cultura e i mezzi per garantirvi un’esperienza di crescita sulla muay thai, sana e sicura è sarà il camp giusto per voi! Jordan si fidava ciecamente dei suoi trainers, parlava e mangiava Thai come loro che lo adoravano peraltro, infatti lo hanno trattato come uno di loro! Ma Jordan era inglese e anche se si faceva chiamare Deachkalek non era Thai. Sono certo che hanno fatto tutto in buona fede e che sono cose capitano ai Thai ma non fanno
notizia, questa è la loro cultura, ma attenzione NON è la nostra ragazzi!

Gianmario: Quindi la persona che si possa interfacciare con gli stranieri mi pare di capire che sia determinante per la buona riuscita di questa esperienza

Roberto: È molto complicato capire i Thailandesi, soprattutto quelli che si occupano della Muay Thai, per questo avere un’ interfaccia diventa anno dopo anno sempre più importante al fine di imparare/perfezionare la Muay Thai raggiungendo gli obbiettivi che il camp conosce già quando prenotate e cioè prima di partire, divertirsi e integrarsi con i trainers e gli altri studenti e mangiare bene e sano e soprattutto tornare a casa in ottima salute. Personalmente ho un canale youtube dove faccio dei video dando dei consigli sulla scelta del camp, potete cercare Roberto Gallo Cassarino oppure qui c’è il link: https://www.youtube.com/channel/UCc-ocHd1siySZ5dMwCxofuw?view_as=subscriber

[A cura di Gianmario Girasole]