Con un record di 13-7-1 e dopo aver combattuto in promozioni prestigiose quali UFC e Rizin più recentemente – nonostante non abbia concluso nel migliore dei modi, avendo perso gli ultimi tre match – ha deciso di chiudere la carriera.
Forse era un annuncio che molti si aspettavano, così sostiene Ian McCall, ma il motivo è uno solo: quando ha deciso di iniziare questo sport il suo unico obiettivo era di essere il miglior fighter e combattere contro i più forti per arrivare al top, e se così non è, per lui non ha senso continuare:
“Finalmente mi ritiro, credo che le persone aspettavano questo momento da molto tempo. Ho finito. Questo sport ha preso troppo da me – non dovrei dire che ‘ha preso’, io ho dato tanto a questo sport. E senza dubbio, ero il migliore al mondo anni fa e senza dubbio, le persone continuano a ricordare il mio ‘Al Bundy’ moment su Demetrious Johnson. Ho fatto un buon percorso, è stato divertente, ma allo stesso tempo, è finita. Dopo tante bravate che ho superato, credo che fisicamente ce l’avrei potuta fare ancora. Fisicamente, vado in palestra, mi alleno duramente. Picchio le persone, mi diverto, amo farlo, ma con la mia fortuna e odio essere quello che dice ‘succede sempre tutto a me, le cose cattive capitano sempre a me’… non sto guadagnando terreno, non mi sto avvicinando all’essere il migliore al mondo. I progressi stanno scemando sempre di più e io non sono in questo sport se non per essere il migliore al mondo. E se non posso competere al livello dei migliori, allora non ne vale la pena per me.”
Il suo ultimo match al Rizin, durato solo 9 secondi, ha influenzato questa decisione. Continuerà comunque a lavorare nelle mma, aiutando anche i giovani talenti per il futuro:
“Ho un’etica lavorativa seconda a nessuno, perciò trasferirò questa qualità appresa dalle mma a un altro lavoro, a un altro campo. Farò sempre parte delle mma, sarò sempre in palestra, devo ancora prendere la mia cintura nera nel jiu-jitsu. Magari consulente per una promozione di combattimento, non sono ancora sicuro davvero di quello che farò, sto parlando con la Combates, io e Campbell McLaren abbiamo parlato più volte. Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare che sono solo state delle idee per ora, ci sono tante opzioni, ma mi piacerebbe mostrare davvero ai giovani fighters – perché sono stato una specie di pioniere – cosa c’è da fare dopo questo sport. Perché questi ragazzi vengono messi in difficoltà. Le persone in questo sport non sono le più intelligenti, scusate ragazzi, non siamo le persone più astute sul pianeta. Perciò è veramente, veramente triste e dura vedere persone che non sono capaci di trovarsi un lavoro a parte fare l’allenatore in una palestra per 25 dollari all’ora. Io sono felice. Non ho avuto alcun danno al cervello – che io sappia, per ora – tutto sommato, anche se ci sono cose di cui mi pento, mi sono divertito molto. Certo, non ho fatto i milioni che pensavo di fare, ma li farò altrove. La vita è bella e io sono felice.”