I match che la gente vuole o quelli che vogliono i fighter?

Ogni sogno ha un suo prezzo da pagare.

La carrellata di fanta match di MMA è terminata e ci siamo divertiti a farla, in genere i lettori hanno apprezzato anche se non tutti hanno colto la natura non troppo seriosa della cosa. Alcuni commenti fatti da semplici appassionati però ci inducono a qualche riflessione su una serie di dinamiche che , soprattutto ultimamente, si stanno verificando nell’ambiente delle MMA italiane.

Prendiamola alla larga: abbiamo la bellezza di 4 atleti in UFC, questo vuol dire che a parte la sincera gioia nel vederli coronare il loro sogno e combattere al top, non avremo piu modo di assistere live ai loro match per parecchio tempo a meno di non andare all’estero. A loro aggiungiamo anche Sakara, ormai icona di Bellator e che quindi ha un suo percorso personalizzato davanti e potremo ammirare solo in quella gabbia

Dopo di loro quanti altri atleti possiamo considerare top fighter? Se consideriamo tali coloro che avrebbero la possibilità di andare a combattere in valide promotion all’estero ( Cage Warrior, M1, KSW etc) con tangibili probabilità di successo diremmo all’incirca 20 a esser molto ottimisti. Una ventina di atleti che hanno il loro sogno e orientano il proprio percorso per cercare di realizzarlo supportati dai reciproci team, management e fan base. Nulla di male, aspirare a una crescita e’ cosa  buona e giusta in ogni ambito lavorativo ma c’è un altro lato della medaglia a cui non tutti pensano.

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Il grande problema è che questo sogno collettivo sta in pratica paralizzando le varie promotion italiane e i matchup veramente interessanti sono sempre meno: SONO SEMPRE MENO I BIG MATCH tra i nostri top fighter, i cosiddetti incontri di cartello che smuovono veramente qualcosa e che soprattutto attirano la gente nei palazzetti. Semplicemente agli atleti che hanno altre mire non conviene ( o meglio pensano che non convenga) farli e i promoter sono oggettivamente in difficoltà.

A memoria, magari ne scordiamo qualcuno, negli ultimi mesi ci vengono in mente solo Pietrini vs Paternò ( considerato gran match e che ha fatto molto parlare), Aliu vs Penini (idem) e Zecchi vs Musardo (idem), aggiungiamo anche Pedersoli vs Melillo saltato poi causa infortunio, un po’ pochini rispetto al numero di combinazioni possibili. Invece stiamo assistendo , a parte le dovute eccezioni, a card zeppe di incontri di giovani emergenti oppure di match con atleti di seconda fascia, cioè col materiale umano rimasto, visto che i big per un motivo o per l’altro sembrano fare a gara ad evitarsi.

Infatti se non sono fermi sull’altare dell’inseguimento al Big dream li si vede impegnati in evidenti mismatch ( che poi negano bollandoti pure per disonesto o amico di chissachi) o con stranieri fatti arrivare apposta perché una vittoria su di loro possa aggiungere blasone ma col problema che costano il doppio tra viaggio e tutto e non portano un minimo di hype e quindi non attirano la gente che invece sarebbe molto attratta da forti rivalità nostrane.

Lo ripetiamo affinché gli amici e i pretoriani (che non mancano mai) dei fighter non inizino a stalkerizzarci, vorremmo che tutti loro coronassero il sogno domattina ma…MA SI TRATTA DEL LORO SOGNO appunto, se arrivano siamo tutti felici ma farli arrivare non può essere lo scopo ultimo di tutte le MMA italiane, quello vero è attirare gente, riempire i palazzetti, fare soldi e sopravvivere, visto che prosperare al momento è complicato.

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Morini vs Celotto, il classico per eccellenza delle MMA italiche

Per far questo è essenziale che i big combattano con i big, che ci sia selezione naturale e che sia fatta nelle gabbie nostrane. Conoscere la storia dovrebbe aiutare per capire che si tratta dell’unica strada percorribile verso la crescita, la rivalità tra Morini e Celotto ad esempio ha caratterizzato un’ epoca ma anche senza andare troppo indietro basta ricordare quanti rumors hanno seguito il match tra Vettori e Scatizzi o quello tra Pietrini e Paternò, quel genere di discorsi che faranno storcere il naso ai puristi ma che sono essenziali per un settore a freccia in su.

Ovviamente i vari promoter sono a conoscenza del problema e dubitiamo che rinuncino a cuor leggero a match che potrebbero ravvivare gli incassi, ma spesso hanno le mani legate, si tratta di convincere gli atleti e gli staff che non sempre la via che sembra piu semplice è quella che porta al traguardo, anzi LE SCORCIATOIE NON PAGANO QUASI MAI A LUNGO TERMINE.

Sapete cosa accomuna i circa 500 fighter del Foster UFC? Prendete sherdog e andate a controllare, ognuno di loro almeno una volta in carriera si è preso un rischio, accettando magari un match con poco preavviso o uno in cui era pesantemente svantaggiato. UN NODO CRUCIALE della carriera che, se superato, apre tutte le porte.

Basta guardare a Pedersoli, esempio recentissimo a cui il plauso non va fatto tanto per le due ultime grandi vittorie che ha ottenuto, ma per essere andato all in per due volte di seguito accettando di giocarsi tutto puntando su se stesso: ha azzardato e oggi si gode i frutti. Ma non solo lui, anche Vettori, Di Chirico, lo stesso Sakara, non ci sembra si siano posti troppi problemi quando un avversario si è posto sul loro cammino.

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Uno dei pochi big match, poi saltato

Invece assistiamo ad un fiorire di record discutibili costruiti su vittorie contro avversari di comodo scelti con la lente di ingrandimento (come se i matchmaker delle grandi promotion fossero degli sprovveduti e non sappiano pesare un record) e un continuo rifiutare match complicati per i motivi più disparati, si va dal : “non è conveniente in questo momento della mia carriera” , a “ma lui è un mio amico, con lui non ci combatto”, a “se non posso impostare un camp completo non me la sento” a “non mi pagano abbastanza”. Tutto legittimo ma state tranquilli che il grande campione, quello con più fame e pelo sullo stomaco certi problemi non se li fa, combatterebbe anche con la madre se dovesse servire.

Invece ci sono un mare di pretese da grandi star, anche quando  star non si e’, anzi c’è ancora tutto da dimostrare: bastano un paio di annetti di training, una decina di match tra light, immaf  e pro e ci si crede pronti per UFC . Vallo a dire a russi, giapponesi e brasiliani che prima di fare MMA magari si sciroppano un sacco di match di sambo, pancrase o shooto, che sono tutti stupidi e noi sappiamo come si fa.

Un paio di vittorie e anche se sei il cinquecentesimo al mondo un post sui social basta a convincere qualcuno di essere campioni. Gloria effimera, si campa di quella invece di cercare quella vera. Fortunatamente ci sono anche i fighter che combatterebbero sempre e comunque ma anche loro sono bloccati da questa situazione di stallo, giacché per fare un match nella gabbia bisogna esserci in due

Speriamo veramente in un’inversione di tendenza, che i fighter tornino a mostrare la loro vera natura, che dovrebbe essere quella di combattere senza troppi calcoli, confidando sulle loro qualità e sul fatto che fare piazza pulita in Italia, il primo fondamentale step, li può solo legittimare ulteriormente nelle loro ambizioni internazionali future, oltre che a fornire un reale bagaglio di esperienza.

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Agli appassionati diciamo che è bello fare i supporter degli atleti ma di non dimenticarsi mai che il loro ruolo primario è quello di spettatori, di coloro cioè che pagando un biglietto dovrebbero supportare tutto il sistema, per cui oltre a tifare, dovrebbero esercitare spirito critico, chiedere e in alcuni casi pretendere di meglio.

Insomma, forse suggestionato dalle sirene che la tv ci mostra quasi ogni settimana grazie a UFC, il sistema sta un filo distorcendo il suo compito, NON SI FANNO I MATCH CHE LA GENTE VUOLE o comunque sono oggettivamente dfficiili da realizzare, mentre c’è pieno di quelli che convengono di più a uno o all’altro. Poi la risposta della gente a questa situazione arriva e la si vede nei numeri dei presenti ai vari eventi, numeri che penalizzano anche chi lavora bene. Speriamo che le cose cambino alla svelta per un domani migliore dello sport che tutti amiamo.

Noi da esterni cerchiamo di porre l’attenzione su un problema che secondo noi sta diventando grave, spetta poi a insider e addetti ai lavori  trovare una soluzione perché è evidente che al pubblico italiano viene negato qualcosa,  sperando che ci possano essere discussioni costruttive e non solo le solite difese ai propri orticelli

DP