Frank Merenda: “ci rivediamo a ottobre”

E’ passata qualche settimana da Venator  4, a bocce ferme abbiamo contattato il prez, Frank Merenda, per chiedergli le sue valutazioni sulla serata, dove ritiene si possa ancora migliorare e ovviamente i progetti futuri inerenti a Venator 5

MMA ARENA: Grazie per la grande disponibilita’, partirei da un giudizio generale,  come ti sembra che sia andata la serata?

Frank Merenda: Io mi sono divertito molto. Ho fatto il presidente “operaio” durante tutta la serata, mi sono alternato nel fare un po’ di tutto: ho curato il commento internazionale insieme a Luke Barnatt, quando Jay Cucciniello ha fatto da angolo ad alcuni atleti. È stata una grande serata.

MMA ARENA: La scelta del Fabrique ha fatto parlare e alla fine i giudizi sono stati unanimemente positivi, tuttavia mi sembra che nell’allestimento abbiate tagliato non poco sulla capienza 

Frank Merenda: È un problema di colpo d’occhio e di controllare bene la disposizione. Noi lo abbiamo omologato per 1200 persone, perché c’erano anche tutti i posti in piedi non numerati e quelli laterali. Quindi questa è la capienza che può fare il Fabrique per come lo abbiamo organizzato noi.

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Come location è veramente straordinaria sotto molti punti di vista (magari uno non ci fa caso quando è dentro) perché innanzitutto respiri grazie all’impianto di aria condizionata, quindi non senti l’odore di aria consumata costantemente e questo serve anche ai fighters per competere al meglio: in realtà la gente non ci pensa mai, ma se tu arrivi a competere alle dieci o alle undici di sera e dentro la location in cui sei c’è aria consumata, tu boccheggi ovviamente.. quindi questa è una cosa da non sottovalutare. L’impianto audio è straordinario, ci hanno fatto i concerti anche gli Iron Maiden, è una location che nasce per i concerti quindi l’acustica è molto ben curata. Abbiamo dovuto lavorarci molto perché è una struttura tutta piatta, abbiamo voluto mettere le gradinate. È stato fatto un lavoro manuale molto importante e faticoso da parte nostra. Finalmente abbiamo avuto i maxi-schermi per tutti, quindi da qualunque postazione era possibile seguire l’azione. Come location – in termini di visibilità – sia per il pubblico, sia per i fighters che per noi, ha funzionato molto bene. Il problema in Italia è che è molto difficile trovare delle location. Noi in Italia non abbiamo dei palazzetti che siano adeguati: ci sono strutture tipo questa che arrivano fino a 1000 posti, e poi si va verso le grandi strutture che tengono 4000/5000 posti. Se le prendi (come noi abbiamo fatto in passato) il rischio qual è? Oltre a tutta una serie di problematiche, ma la più grossa è che magari nel palazzetto metti la gabbia in mezzo e la gente sugli spalti, quindi non si sente il calore del pubblico, sembra molto più dispersivo. Per esempio, quando abbiamo fatto Venator 3, c’erano 2300 persone, però la location era così grande che non sembrava ci fosse tutta questa gente.. ma in realtà è stato un evento enorme per essere di sole mma.

Poi non è questione di avere ragione o avere torto, in realtà finché non fai la serata non vedi com’è: un conto è la seconda/terza volta hai già preso le misure nella location, la prima volta vai anche un po’ ad occhio e cerchi di immaginartela. Noi non è che abbiamo i “professionisti”, non facciamo dalla mattina alla sera allestimento sale per eventi di mma; non solo noi, parlo in generale di chi promuove un evento in Italia, alla fine è una disciplina pionieristica fatta da volontari, si cerca di fare il meglio possibile. Nel complesso la location sicuramente ci ha dato delle belle soddisfazioni perché ci ha permesso di lavorare bene. Essendo una location per concerti, non ha degli spazi enormi dietro per i ragazzi, quindi abbiamo dovuto lavorare molto per ricavare spazi dove potessero riscaldarsi.

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Però ha anche degli spazi intelligenti perché abbiamo avuto la possibilità di avere i camerini, le docce per tutti, i servizi per tutti, e poi dei “contro-camerini” dietro (che non ha visto nessuno ovviamente) dove non solo i ragazzi a fine match potevano andare a ritirarsi perché venivano rivisitati dai dottori costantemente, avevamo i cutman della CUT IN TIME che hanno fatto un grandissimo lavoro anche alla fine di ogni incontro: si prendevano cura dei ragazzi per assicurarsi che non gli si gonfiasse la faccia o altre parti del corpo, quindi è stato un lavoro molto attento in termini di tutela degli atleti, molto apprezzato.

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Chiunque abbia combattuto durante la serata, che abbia vinto o perso, mediamente è stato contento di come lo abbiamo trattato.

MMA ARENA: Quindi il Fabrique è promosso per eventuali eventi futuri?

Frank Merenda: Come location sì, lo teniamo in considerazione. Ovviamente ne stiamo valutando già altre. Poi siamo in un settore borderline in Italia, le mma: magari trovi una location che ti piace, gliela chiedi ma ti dicono “no, voi fate una roba violenta”. Molte volte non è un problema di volontà o di volersi impuntare, è che tante volte si fa con quello che si ha e con quello che ti danno tendenzialmente, poi ci metti tanto lavoro e tanta passione e cerchi di farlo funzionare al meglio.

MMA ARENA: Collaborazione con Simone Stabile. Come ti sei trovato?

Frank Merenda: Simone ha fatto un grandissimo lavoro, senza di lui molto probabilmente non avremmo potuto farlo o avremmo dovuto trovare altre persone che facessero il suo lavoro. È un ragazzo molto serio, molto preciso: si è preso cura di tutta quella che è la parte FIGMMA, IMMAF, quindi la gestione della card dei dilettanti, tutta la gestione del rapporto con la NADO.

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Io di mestiere non faccio il promoter e l’organizzatore di eventi di mma, è una cosa alla quale io, il mio staff e altre persone – e Simone e tra queste – che si sono unite alla nostra banda in questo periodo durante l’anno per qualche giorno in termini di volontariato si prodigano per organizzare questo tipo di eventi. E Simone ha fatto un grande lavoro, anche con la card IMMAF – non abbiamo avuto modo di avere tantissimi match, sono stati solo 5, perché qualcuno è saltato – mi è piaciuto molto il matchmaking: incontri il cui livello, fino a qualche anno fa, sarebbe stato da card pro in qualunque evento.

Sono contento che il settore dilettantistico stia crescendo perché dà modo a più persone di avvicinarsi alla disciplina, che una volta era quella dei “riciclati da altri sport”, dei pazzi che volevano fare a botte, e invece partendo dal settore dilettantistico si può espandere la base e far crescere il movimento. E come abbiamo visto, i dilettanti hanno espresso un livello tecnico molto buono. È una cosa che mi rende contento perché in Venator sono sempre stato la persona che ha “spinto” per inserire il dilettantismo, mi fa piacere vedere che dando la possibilità ai dilettanti di esprimersi anche su un palcoscenico importante come quello di Venator, il livello si stia alzando e spero che sempre più manifestazioni diano spazio ai ragazzi per competere, così magari alla gente viene voglia anche di praticare, può essere un incentivo.

MMA ARENA: Parliamo della card pro. Qual è il match che ti è piaciuto di più?

Frank Merenda: Difficile dirlo perché ci sono stati molti match belli nella main card.. diciamo che quello più combattuto e più emozionante è quello di Zecchi contro Musardo, dove per più tempo si è potuto ammirare un misto tra tecnica, tenacia, coraggio, cuore. Si sono dimenati per tre round, quei ragazzi hanno dato veramente tanto.

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Poi abbiamo avuto tante cose come la vittoria di Federico che lo porta a essere un 7-0, risultato importante perché abbiamo mantenuto il titolo in Italia, contro Emrah che prima dell’infortunio si è dimostrato un avversario molto tosto, molto tecnico, ha messo Federico in difficoltà e mi ha fatto piacere vederlo migliorato estremamente nel combattimento a terra.

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MMA ARENA: Nella card pro l’età media era alta, soprattutto se si pensa che Venator i primi tempi era IL  trampolino di lancio per i giovani che volevano farsi vedere all’estero. È stata una cosa estemporanea o è un cambio di politica valido anche per il futuro?

Frank Merenda: La card di un evento ha un certo numero di match che si possono fare, fosse per me farei 40 match a notte e farei combattere tutti. Se prendi Venator 3, mi sembra che abbiamo fatto 19 incontri, ma non riusciremo più a fare una card di quel tipo perché non ci staremmo dentro a livello economico, non è possibile. I match che possiamo fare sono quelli, se vogliamo far star bene gli atleti e pagare delle borse decenti. Se poi vogliamo far combattere chiunque, come fa altra gente per dare 300 € di borsa, parliamone. Trattare bene gli atleti è stata sempre la mia politica: i ragazzi sono stati in un albergo a 5 stelle, in centro, trattati alla grande, è stata una grande esperienza per noi. Io voglio assolutamente far combattere i giovani, però innanzitutto il problema è che i match vanno accettati: se io ti offro un match e tu non accetti, nella card di Venator tu non ci sei.

Il grosso problema non è offrire i match, il grosso problema è far accettare i match. E non è un problema di borsa. Ci sono tutta una serie di accademie, scuole di atleti che sono molto guerrieri, molto samurai, molto “usque ad finem” sui social, e poi quando proponi i match fanno pippa. Venator nasce con lo scopo di aiutare i giovani italiani a farsi vedere, quindi io continuerò a guardare e frequentare gli eventi per tenere sott’occhio la crescita dei ragazzi più promettenti, continuerò ad offrire dei match e dall’altra parte devono accettare gli atleti e i manager. È una problematica abbastanza vasta. In Venator combattono i migliori e tra i migliori coloro che accettano i match, salvo il fatto che la card è quella. Il match tra Musardo e Zecchi esiste perché era un rematch voluto da tutti. Nella card doveva combattere anche Giorgio Pietrini, che poi si è fatto male. La card è venuta fuori per come è potuta venire fuori.

MMA ARENA: Te la pongo molto chiaramente, ci sono preclusioni verso gli atleti del management di Dandi , tenuto conto del modo non indolore in cui è avvenuta la separazione?

Frank Merenda: Giorgio Pietrini era già chiamato. Ci sono ragazzi che hanno già combattuto a Venator. Basta un po’ guardare la realtà ogni tanto secondo me. Basta guardare i social.. noi siamo lì, lavoriamo, facciamo le nostre cose sul nostro gruppo, non abbiamo mai detto una riga fuori luogo nei confronti di nessuno, non facciamo dirette, non attacchiamo. Non facciamo niente di tutte queste cose. Noi cerchiamo semplicemente di organizzare degli eventi belli e chiamare i ragazzi. E se i ragazzi sono con qualche management che con noi ha dei problemi, se la gestiranno loro. Non vedo delle problematiche. Per esempio, io ho avuto il sostegno da Samuele Sanna che ci ha fornito alcuni ragazzi che avrebbero combattuto al Golden Cage poi. Qualcuno era già impegnato e non ha potuto combattere. Non è che io non voglia far combattere, per dire, Stefano Paternò col quale ho un grande rapporto di stima e affetto, però è un campione e combatteva pochi giorni prima a IFC 3. non è che abbiamo migliaia di fighters. In generale, io sarei un po’ meno complottista nel pensarla e cercherei di guardare come stanno le cose. Se questo fighter ha combattuto settimane prima a IFC 2 o a IFC 3, io non è che gli posso far fare il taglio del peso da pro otto volte in due mesi, o sottoporlo a dei traumi se si è fatto male.

Ci sono tante cose, al di là del complottismo, che da buon padre di famiglia di un’organizzazione e come curatore dei fighters, teniamo in considerazione. Io sgonfierei un po’ questa cosa della “polemica”.

Poi magari che a Dandi noi non stiamo simpatici ma da parte mia non me ne frega niente: se io voglio un fighter lo chiamo, e se è con Dandi si metterà d’accordo lui con Dandi per combattere. Non vedo queste problematiche a un livello tale da impedire a un ragazzo del suo management di lavorare con noi, io chiamo il coach e poi se la sistemano loro. Non c’è nessun tipo di problema da parte mia. Alcuni ragazzi sono stati chiamati e hanno combattuto (come Federico), altri sono stati chiamati volevano combattere ed erano infortunati, altri ragazzi non sono stati nemmeno chiamati perché combattevano in qualche evento intorno al nostro quindi era inutile chiamarli.

MMA ARENA: Cosa pensi degli eventi tipo The Golden Cage, che mischia mma e intrattenimento, o tipo Oktagon e Bellator, che fanno card miste? Tu sei più un purista, quindi match di mma e basta, o pensi in futuro che cambierai qualcosa, prendendo esempio anche dalle altre grandi promotion che ci sono in Italia?

Frank Merenda: Sicuramente Venator sarà sempre in evoluzione ma rimarrà un evento di mma, per quella che è la mia visione. La scelta del Fabrique potrebbe essere strategica perché ti permette, evolvendo alcune cose, di creare un po’ più di intrattenimento anche durante le pause, bisogna lavorare con i tempi televisivi. Non penso che faremo mai eventi misti: il Golden Cage non è un evento di mma, è un evento di sport e entertainment, cioè di base è un concerto dove c’è qualche match di mma. L’idea mi piace molto, non nel senso che la voglio copiare ma nel senso che qualunque iniziativa creativa, che possa avvicinare l’appassionato casuale o il “non appassionato” alla disciplina, sia qualcosa di positivo. In Venator noi abbiamo avuto tante persone che sono venute e che non avevano mai visto un evento di mma, e sono rimaste entusiaste della serata. Bisogna sempre tenere un occhio alla qualità della card, perché è anche quella che appassiona le persone e le fa tornare. Bisogna sempre avere questo equilibrio. L’evento di Luigi e Samuele può essere molto importante se continueranno a farlo bene per avvicinare nuove persone, anche noi lo abbiamo promosso durante l’evento.

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Oktagon è l’evento di arti marziali più storico e più importante che c’è in Italia, organizzato nella media da sempre molto bene, un brand fortissimo, una storia di decenni sulle spalle. C’è stato questo innesto commerciale del nome Bellator sopra per fare co-promotion. Le card – al di là di aver avuto piacere, ho visto anche qualcuno dei nostri ragazzi che ci ha combattuto – sinceramente sono sempre state molto brevi, non mi hanno mai particolarmente emozionato. Continuano a cavalcare questo binomio Sakara-Petrosyan che giustamente porta persone. Adesso lo hanno spostato a Roma. Fanno bene a fare quello che fanno. Se ti devo dire che mi eccita vedere Sakara con i match up che gli danno oggi secondo me no: da una parte non viene valorizzato bene, dall’altra gli hanno dato incontri che non danno la possibilità alla gente di godersi uno spettacolo equilibrato. Ma bisogna scindere quello che è il mio “giudizio” da appassionato purista di mma e riconoscere che è un evento che funziona, quindi i miei complimenti a chi organizza questi eventi perché fa un grande lavoro.

MMA ARENA: Un problema che ho notato in molti eventi, compreso il vostro, è che quando conclude il beniamino per cui uno fa il tifo, la gente se ne va. Com’è possibile evitare una cosa del genere e far rimanere la gente fino alla fine?

Frank Merenda: Dipende a chi fai la domanda. Se alla gente non interessa, fa bene ad andarsene. È un problema culturale, non è un problema di cosa dovrebbe fare un organizzatore. Una cosa che mi dà fastidio, che mi fa male da un certo punto di vista è che il “vero” pubblico che manca agli eventi di mma non è quello della persona “casuale” (perché quella arriva con il tempo, se c’è un lavoro fatto in maniera corretta), ma il pubblico stesso dei praticanti. È abbastanza fastidioso vedere della gente che costantemente in privato ti contatta (non solo a me, ma in generale è un’insoddisfazione che ho sentito anche da altri promoter), ti viene a rompere le scatole “io sono un guerriero, dammi il match, fammi combattere” e poi quando c’è un evento come Venator, Golden Cage, IFC, non si presenta.

La base è che ogni fighter dovrebbe presenziare agli eventi di mma (non mi riferisco solo a Venator), hai il dovere morale di presentarti a tutti gli eventi di mma perché devi guardare quelli che potenzialmente sono tuoi avversari, come fai a fare il lottatore e a non andare agli eventi di mma che ci sono in Italia dove combatte la gente che tra qualche mese potresti dover affrontare? Non è solo un problema di sostenere, non vieni nemmeno a vedere a livello di curiosità professionale. C’è questo atteggiamento stupido per il quale se combatti vieni tu e due amici, se non combatti non ti muovi. Se ci sono X potenziali atleti che possono portare il loro team o una decina di persone tra team e amici, magari agli organizzatori viene voglia di chiamarti in card la volta dopo, perché vedono che sei una persona che si dà da fare.

La cosa grave non è la gente che non ti segue, sei tu che non ci tieni alla disciplina, al movimento, non tieni a mostrare sostegno alle promotion ma al di là di quello ancora peggio è che sei tu così arrogante che non ti viene in mente di capire che devi andare a vedere i match dal vivo perché quello è il tuo sport. In UFC chi c’è in tutte le prime file? Tutti fighters. Se i fighters non ci sono, è una cosa scandalosa. Il pubblico casuale.. non è che può venire della gente che di noi non ha mai sentito parlare. Al di là di voi della stampa specialistica, la rete ruota intorno agli appassionati tendenzialmente. Non è che in Italia tutti sanno cosa sono le mma, non siamo sui telegiornali o in prima pagina sulla gazzetta tutti i giorni. Nessuno sa chi siamo. Quindi il primo pubblico “casuale” devono essere gli amici dei fighters, dei team, dei maestri. Chi non ha una connessione di primo o secondo grado con l’ambiente, non ha nemmeno modo di sapere che noi esistiamo. Se i fighters non si muovono, se i team non si muovono, se gli insegnanti di mma non si muovono, nemmeno per voler creare pubbliche relazioni, per curiosità didattica personale, questo lancia un brutto messaggio di chiusura in relazione al movimento delle mma.

MMA ARENA: Avete cambiato togliendo i 5 round, siete passati a 3. Perché hai fatto questa scelta? Continuerai su questa strada?

Frank Merenda: Ovviamente qualunque scelta si faccia ha sempre dei detrattori e dei sostenitori. Ma il problema è la motivazione di questa scelta. Se vogliamo scimmiottare UFC, scimmiottiamo UFC. Ma lo scopo di Venator da sempre è stato quello di proteggere, tutelare e difendere la salute dei fighters. 5 round li fanno i ragazzi che sono in UFC, che stanno combattendo per un titolo, quindi vuol dire che è gente che percepisce borse da tempo che gli permettono solo di mangiare, allenarsi, riposarsi, allenarsi, mangiare, allenarsi, riposarsi ecc.

Di tutti i fighters, anche quelli pro, a livello europeo in generale, non c’è nessuno che fa davvero il professionista: questa è gente che si allena come può (nel senso buono del termine), recupera come può, integra come può, perché l’integrazione a livello professionistico è costosa e questi ragazzi non navigano nell’oro.. quindi gente che magari di giorno fa il fabbro, la sera fa la sicurezza, e nei ritagli di tempo si allena – questa è la situazione media di tutti i fighters che abbiamo in circolazione, tranne qualche ragazzo molto giovane che magari studia – e l’attività sui 5 round richiede una preparazione con un fisico che si dedichi solo a questo. Nemmeno i maestri fanno davvero i “maestri” di mma, per lo più, è gente che fa il fabbro di giorno e la sera va ad aprire la palestra e a dare il sostegno ai propri atleti ma non gli può star dietro come se fosse un movimento più avanzato.

Le mma sono molto indietro. Quindi questo comporta, da una parte, l’impossibilità di preparare veramente bene l’atleta per i 5 round, dall’altra, un atleta non completamente preparato dal punto di vista fisico (in termini di resistenza, stamina mentale) ha un rischio di infortuni estremamente più alto nel fare i 5 round. Il nostro scopo è cercare di portare i ragazzi in UFC, Bellator, ONE, organizzazioni internazionalmente prestigiose, non di fargli spaccare le gambe da noi. Perché se tu prendi i ragazzi e li spremi come un limone per il tuo rendiconto personale, non stai facendo del bene per la loro carriera – secondo la mia visione, io cerco di preservarli. Ci sono due aspetti: da fan, io vorrei vedere 5 round con gente cazzuta che per 5 round si mena, da promoter che vuole proteggere i suoi atleti, dico che i 5 round, a livello attuale fuori da un main event UFC, non è una cosa alla quale bisogna spingere i ragazzi perché bisogna preservare la loro salute per i match più importanti che affronteranno in futuro.

Venator ha questo codice etico che è legato alla tutela degli atleti, quindi qualunque decisione che viene presa, non è pro opinione di Frank o pro opinione di qualcun altro, è che abbiamo deciso di andare in questa direzione, anche quando per assurdo questa cosa potrebbe danneggiare il ritorno economico immediato dell’organizzazione stessa. Giusta o sbagliata, questa è la nostra filosofia

MMA ARENA: C’era anche Chiara Penco a guardare l’evento. Parlando di donne, non ce ne sono tante di livello ma stiamo meglio di prima. Penco vs Di Segni  ad esempio sarebbe un bel match, pensi di poter fare qualcosa in futuro?

Frank Merenda: Le persone che combattono sono quelle. Una non vuole combattere con quella, quell’altra è infortunata, quell’altra non c’è.. Chiara perché non era a Venator? Perché deve combattere al Golden Cage, non perché io non voglia chiamare, anzi le proporremo dei match.

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Non c’è preclusione a nessuno, ma è difficile. Tu mi chiedi del match Penco vs Di Segni: io metto la gabbia e combattete, poi la gente deve accettare, devono volersi scontrare loro, devi convincere i manager, devi convincere il matchmaker, e magari lo vogliono fare a Venator oppure no. Le varianti sono tante, io problema non è volere le cose. Io lo vorrei anche fare quel match, se la gente lo accetta, se non ha altri impegni, se non ha contratti di esclusiva.

MMA ARENA: Hall of Fame. Avete inserito Marvin Vettori e Luke Barnatt, continuerete? Anche UFC lo fa, ma ha alle spalle centinaia di atleti e parecchi anni di storia, per voi non è un po’ presto?

Frank Merenda: Secondo me è una cosa doverosa e carina per persone che hanno ottenuto dei titoli in Venator e che ora non combattono più qui (Luke è in ACBA, Marvin è in UFC).

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UFC ha la Hall of Fame ma la fa per “se stessa”, la nostra ha uno scopo diverso in termini di riconoscimento: gente che poi ha fatto carriera, è andata altrove. Non abbiamo premiato gente che combatte ancora qui, perché da quel punto di vista sarebbe prematuro. Questa è gente che è andata fuori, che sta facendo una carriera importante, che è stata detentrice di titoli, che ha fatto ottime cose, quindi è una cosa carina. Non è una cosa a cui diamo peso, nel senso che non è che volevamo lanciare chissà che messaggio. È un riconoscimento a fighters affezionati all’organizzazione, l’abbiamo chiamato “hall of fame”, se non vi piace il nome chiamatelo come vi pare. Marvin non sapeva che lo avremmo premiato, è venuto e si è portato dietro diverse persone che hanno pagato il biglietto.

MMA ARENA: Quando pensi sarà il prossimo Venator?

Frank Merenda: Stiamo già lavorando per fine ottobre, stavamo valutando le date delle varie location. Diciamo tra fine ottobre e inizio novembre dovrebbe esserci la data di Venator 5, più o meno.

MMA ARENA: Una volta avevi dichiarato che avevi l’idea di portare Venator all’estero, è ancora così?

Frank Merenda: Io mi sto per trasferire negli Stati Uniti, sto aspettando il visto per l’imprenditore (è una pratica che richiede qualche mese), e lo organizzerò dal momento in cui potrò essere stabilmente lì, non posso organizzare qualcosa delegando tutto, c’è bisogno della mia presenza. Abbiamo già tutti i contatti e le location, e…si! Credo proprio che ci sposteremo li

Ringraziamo ancora il prez e iniziamo il periodo di attesa che ci separa da Venator 5.

DP e Xena

[foto Fabio Barbieri]