Era l’incontro più atteso della storia delle MMA. Il titolo dei pesi leggeri in palio, ma soprattutto il confronto di stili e culture fra due campioni iconici, opposti in tutto, dentro e fuori dalla gabbia.
Nella prima ripresa Khabib tenta subito un takedown basso, Conor esegue un perfetto sprawl e difende molto bene anche i tentativi seguenti del campione di realizzare il single leg, ma alla lunga il lavoro del daghestano paga e Conor si trova costretto a lottare a terra. Lo fa bene l’irlandese. Molto bene, riesce a contrastare i tentativi di passaggio e limita fortemente l’azione di ground and pound. Certo, alcune azioni dell’irlandese sono palesemente irregolari. Si aggrappa alla gabbia, con le mani ed i piedi. Afferra i guanti, i pantaloncini, colpisce dietro la schiena, addirittura colpisce con una ginocchiata illegale al volto l’avversario, ma il pessimo Herb Dean non va mai oltre il richiamo volante. E’ chiaro che all’irlandese tutto è permesso, sono due gli uomini che Khabib deve affrontare in quella gabbia. Si conclude la prima ripresa, favorevole a Nurmagomedov sui cartellini, ma psicologicamente di complessa lettura. Khabib ha dominato ma non ha fatto danni, e questo sicuramente può dare morale a McGregor, che è sopravvisuto tranquillamente al temuto lavoro a terra del daghestano. La seconda ripresa è un incubo per l’irlandese, che va a terra su un gancio destro e subisce una terribile sfuriata in ground and pound. Lo stop sembra vicino, invece un coraggiosissimo Conor sopravvive alla tempesta e riesce anche a rimettersi in piedi. Nella terza l’anima di Nate Diaz si impossessa del corpo di Nurmagomedov. Khabib si mette a scambiare in piedi, mette a segno uno Stockton Slap su un Conor che riesce si a mettere a segno qualche buon colpo, ma nulla che possa impensierire il campione in carica. Khabib vince una ripresa disputata per lo più in piedi. Colpo mortale per l’ego di McGregor. Nella quarta l’epilogo. Khabib esegue una transizione perfetta a terra per prendere la schiena di McGregor e chiude la Neck Crank. Un Conor probabilmente già sconfitto mentalmente, non prova più di tanto a difendere la sottomissione e si arrende. Prestazione da incorniciare per il daghestano, che si conferma campione del mondo dei pesi leggeri.
Non voglio dilungarmi più di tanto sulla bruttissima scena post match. Mi limito ad alcune considerazioni. Khabib ha aggredito un membro del team di Conor. Ha sbagliato, il match era finito e quello era il momento di festeggiare, non di sfogare la rabbia accumulata per tutte le provocazioni subite prima e durante il match. Speriamo solo che la giustizia con lui usi lo stesso metro usato con l’irlandese, che ricordiamo aveva aggredito e ferito delle persone nel deprecabile episodio del bus. I membri del team del daghestano che hanno attaccato un McGregor che si stava ancora riprendendo, devono andare in galera. Ma in un mondo giusto, prima dovrebbero farsi un minutino in gabbia con un Conor fresco. Perchè è da infami attaccare un uomo a terra, qualunque cosa abbia detto o fatto in precedenza. Molto bello il comportamento di Cormier e Rockhold che riportano alla ragione il compagno di team. A dimostrazione che l’AKA è un gran team e che magari in futuro Khabib dovrebbe portarsi i coach all’angolo e non 4 teppisti daghestani. Non sto a fare l’elenco delle provocazioni gravi ed extrasportive subite da Khabib e dal suo team nelle settimane che hanno portato al match, spiegano ma non giustificano l’accaduto. Le risse non dovrebbero mai accadere, purtroppo accadono in tutti gli sport, quindi evitiamo di fare troppo i perbenisti. Se si permette ogni sorta di comportamento prima del match, bisogna mettere in conto che qualcosa potrebbe accadere dopo il match.
Dove vanno gli atleti dopo questo match?
Khabib dovrebbe affrontare lo splendido Ferguson ammirato nel co main event, sempre che non arrivi una squalifica.
Conor probabilmente affronterà Diaz per la cintura della divisione superleggeri che a questo punto verrà cucita su di lui, visto che business is business e lui è ancora la gallina dalle uova d’oro. Mediaticamente è il numero uno indiscusso, anche se sportivamente andrebbe un attimo riconsiderato. Dal 2016 ad oggi, 3 anni, ha perso per sottomissione con Diaz, vinto per controversa decisione a maggioranza contro lo stesso Nate, battuto Alvarez, che all’epoca aveva il titolo ma non è certamente uno dei migliori della categoria, perso per KO contro Mayweather e perso per sottomissione dopo essere stato completamente dominato da Nurmagomedov. Decisamente una striscia di risultati non all’altezza dell’hype.
Una domanda per gli appassionati italiani. Spesso ho criticato le cronache italiane per la mancanza di un commentatore tecnico da affiancare al telecronista. Questa lacuna è stata colmata con Daniele Scatizzi, ottimo fighter, e ragazzo simpaticissimo e gradevole da ascoltare. Ma siamo sicuri che fosse la scelta migliore affiancare a Dandi un compagno di team di McGregor? Il commento mi è parso nel suo complesso un tantinello sbilanciato in favore dell’irlandese.
Riporto senza commento le dichiarazioni di Khabib, che sicuramente si è reso conto del problema causato e cerca di farsi perdonare dalla commissione atletica:
Prima di tutto, voglio chiedere scusa alla commissione atletica, al Nevada, a Las Vegas. Non ho offerto il mio profilo migliore.
Lui ha parlato della mia fede religiosa, del mio paese, di mio padre, è venuto a Brooklyn e ha rotto l’autobus. ha ferito gravemente un paio di persone (Chiesa fu costretto a saltare il match a causa delle schegge della vetrata rotta da Conor-nda) Occupatevi di questo. Occupatevi di queste cose. Perchè le persone parlano di me che scavalco la gabbia? Io non lo capisco. Questo sport è fatto di rispetto, non di trash talking. Io vogli oche le cose cambino. Io non voglio gente che si sparge merda sugli avversari, sulla famiglia, sulla religione. Tu non puoi parlare di religione, paesi, non puoi parlare di questa roba. Questo è molto importante per me. Io so che mio padre mi colpirà quando torno a casa.