Cronaca di un onesto praticante

Sabato 9 giugno. Anno del signore 2019…Quando in quel del Mandela Forum è già in corso la gara no gi, ci si incontra nelle adiacenze del raccordo autostradale per Bologna e si parte. Due macchinate, caffè, borsoni nel cofano e via. Le facce sono serene ma un filo già velate di ansia per la competizione che andremo ad affrontare il giorno successivo. Il viaggio è abbastanza lungo ma si arriva agilmente in albergo per il giusto riposo.La domenica ci dirigiamo di buon’ora al palazzetto ed all’arrivo si inizia da subito a respirare l’aria elettrica che da sempre contraddistingue eventi di questo genere.L’affluenza è ancora aumentata rispetto all’anno prima e le presenze, per i due giorni di gara, ammontano a 1700 atleti. Come team non portiamo cinture marroni e nere ed alle 10.00 circa iniziano a chiamare le viola .

Intorno alle 11.00 tocca a me e, dopo alcune questioni riguardanti la mia cintura ormai lisa e logora, vengo accompagnato all’area tatami all’interno della quale da li a poco si svolgeranno le mie lotte.
Quel misto di ansia, eccitazione e paura prima della lotta è uno di quei feeling che veramente mi spingono ancora a volermi mettere alla prova sulle materassine d’Italia e oltre. Quel momento in cui non puoi più girare i tacchi e scappare.Quando, parafrasando quello che Chazz Palminteri in Bronx dice ai motociclisti in cerca di guai nel bar della mala italoamericana, devi rimanere per forza.Il momento topico arriva, chiamo guardia aperta e riesco a raspare. L’avversario chiude la mezza guardia, evito di concedergli la sgrima, isolo un braccio e finalizzo per leva dritta al braccio destro. La semifinale è vinta e da li a poco salgo sul tatami per la finale. Anche in questo caso mi impongono ma stavolta ai punti, con ampio margine. La gara è vinta e mi sento di molto sollevato. Segue premiazione, abbastanza celere (una delle note positive di giornata, soprattutto in riferimento ad altre occasioni in cui ci furono, dopo ore, premiazioni faidate di esasperati poi costretti a ritorni a casa a notte fonda o corse a rotta di collo a stazioni/aeroporti) foto di rito e tutto a posto.Mi iscrivo all’assoluto che verrà svolto ore dopo ed inizio a girare per le varie aree tatami per sostenere i miei compagni squadra.La giornata si dimostrerà proficua per il nostro team, Gracie Barra Torino, che farà incetta di medaglie, soprattutto d’oro.
Intorno alle due e mezza del pomeriggio, vengono svolte le finali di tutte le categorie delle cinture nere con tutti i tatami vuoti e solo uno interessato dall’azione. Il silenzio è quasi religioso e tutti cercano di gustarsi i particolari delle lotte.Citazione d’onore per Simone Auricchio di Milanimal che vince in maniera convincente la sua lotta e, ovviamente, per Luca Anacoreta che strangola prima un forte Stefan Croitoru con reverse choke dal bavero in categoria e poi finalizza il gigante moldavo Eldar Rafigaev. Quest’ultimo tenta di passare la guardia dell’italiano che con una magia gli prende la schiena e di li a poco chiude la contesa con strangolamento dalla schiena. Il mandela esplode in un boato e standing ovation tutti in piedi per quello che è ancora il numero 1 indiscusso del movimento in Italia.Di li a poco si riprende il turbine delle lotte a tatami pieni ed alle 17.00 circa lotto per l’assoluto. Vinco la prima ai punti senza strafare e già quasi in debito d’ossigeno. Nella semifinale, obiettivamente contro un lottatore della classe dei -76kg, vinco per armlock. La finale invece si rivela la mia lotta più dura ma per certi versi migliore e che, sicuramente, mi darà spunti per migliorare nel mio percorso. Affronto un ragazzone pugliese molto bravo e coriaceo, judoka da sempre, che ha la meglio per 4-2 nel finale, anche sfruttando una mia indecisione. Secondo posto all’assoluto e a chi gli tocca non s’ingrugna, come dicono a Roma.Tirando le somme, credo che organizzativamente la manifestazione sia stata gestita in maniera abbastanza positiva, viste anche le proporzioni. Si potrebbe rivedere qualcosa magari facendo in modo di programmare qualche categoria in più il sabato al fine di permettere un ritorno a casa dei partecipanti meno gravoso.La serata poi sarà ancora molto lunga e terminerà con l’andare a prendere un nostro compagno all’Ospedale per un infortunio, per fortuna non troppo serio, al naso. Perché qua non si lascia nessuno indietro. Alle dieci passate si parte per far ritorno a Torino ed apro la porta di casa, fra una cosa ed un’altra, alle tre di mattina. Nessun ci impone di spendere soldi, allenarci duramente, macinare centinaia se non migliaia di km per quello che è, alla resa dei conti, “solo” una passione. E’ che ci piace così.
A.D