UFC 239: la Card più importante dell’anno

Non si fermano mai le Mixed Martial Arts! I settantuno secondi impiegati la scorsa settimana dal Predatore Francis Ngannou per papparsi Junior dos Santos,  sono stati l’antipasto perfetto per la card numerata di questa notte, UFC 239: Jones vs Santos.  L’evento della T-Mobile Arena di Las Vegas ha tutte le carte in regola per diventare il PPV dell’anno e raramente si è visto un palinsesto così denso di grandi incontri: ci sono due difese titolate di due probabili GOAT, che insieme di cinture ne collezionano ben tre;  c’è un match che ha il sapore di una resa dei conti nel classico mood striker contro wrestler; c’è il ritorno di un ex campione in cerca della sua buona sorte in una nuova divisione; e poi ancora la sfida tra due veterani tostissimi, pronti ad una battaglia senza esclusione di colpi. Se tutto questo non vi basta per puntare la sveglia e incollarvi al televisore, chiudete immediatamente questo articolo. Ma andiamo con ordine.

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A parte un certo irlandese con la barba rossa e i tatuaggi brutti, nessun nome è stato mai in grado di polarizzare i fan come quello del protagonista del main event. Ma chi è Jon Bones Jones? È il Greatest Of All Time, quello che da più di dieci anni asfalta la categoria dei Massimi Leggeri, ridicolizzando chi si mette sul proprio cammino e portando a scuola persino mostri sacri di questo sport? Oppure è il dopato recidivo, il baro, il drogato, quello che tampona una donna incinta e scappa, quello che per salvarsi fa la spia sui colleghi? Probabilmente è entrambe le cose: genio e sregolatezza di un uomo che non potendo essere battuto ha trovato in se stesso il suo avversario più ostico, artefice della propria odissea personale. Jones sembra nato per essere il prototipo del fighter moderno, un fighter look-see-do che padroneggia qualsiasi aspetto del combattimento con la naturalezza con cui respira. Riuscirà a sconfiggere i suoi demoni con l’efficacia con cui distrugge gli avversari?

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A raccogliere la fionda di Davide contro Golia, un protagonista inaspettato, Thiago Marreta Santos. Presente nel roster dal 2013, il brasiliano ha sempre vantato una forte esplosività unita però a limiti tecnici che mai credevamo lo potessero condurre ai vertici. Ma le storie che valga la pena raccontare sono fatte così e si accendono improvvisamente. Da quando è salito nei Massimi Leggeri, Santos è cresciuto e sembra inarrestabile: tre vittorie consecutive in rapida sequenza, tutte per KO. I mostri non sembrano mai poter essere sconfitti solo fino a quando non crollano davvero e oggi Santos è la nostra speranza migliore; per un senso di giustizia, per il futuro di una divisione ormai ormai relegata a pascolo di agnelli sacrificali, ma soprattutto perché abbiamo bisogno di favole romantiche che ci dicano che nessuno sia imbattibile, da prendere come una metafora motivazionale per affrontare i nostri drammi e le nostre paure.

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Nel co-main l’altro GOAT, la doppia campionessa Amanda Leoa Nunes affronta Holly Holm, in un confronto pazzesco tra due protagoniste d’elite delle MMA femminili. Per la Leonessa che ha divorato Ronda Rousey, Miesha Tate Valentina Shevchenko, ma soprattutto che ha mandato KO per la prima volta Cris Cyborg, quello con la statunitense è l’unico incontro che abbia un senso, l’ultima amazzone da mettere in fila.  La brasiliana parte meritatamente con i favori dei pronostici; nonostante le due sole vittorie nelle ultime sei apparizioni però, attenzione a non dare per spacciata la Figlia del Predicatore, che se riuscisse ad esprimere nella gabbia il proprio gameplan, meno furioso ma molto più tecnico dell’avversaria, potrebbe ridurre le chances della Nunes di sferrare le sue sassate letali.

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Qualcuno ha definito quello tra Jorge Gamebred Masvidal Ben Funky Askren l’incontro più interessante della card e l’affermazione sarebbe stata anche legittima, se non fosse per i due incontri titolati appena analizzati. Da una parte un ex combattente di strada (i mutual combat street fight non sono vietati negli States e se entrambi i contendenti accettano lo scontro, impegnandosi a non danneggiare alcuna proprietà,  osservatori e polizia non possono intervenire) del cortile di Kimbo Slice.  Un’etichetta di bad boy mai lavata per striker ispanico, folle e imprevedibile nonché reduce da un brutale KO ai danni di Darren Till e da una rissa contro Leon Edwards, reo di averlo insultato, nella stessa serata. Dall’altra l’imbattuto wrestler, ex star di Bellator e ONE, simpatico come una malattia venerea. Per Askren questo è il secondo incontro in UFC che segue il rocambolesco l’esordio contro Robbie Lawler, il cui esito fu a dir poco controverso: l’arbitro Herb Dean ha interrotto l’incontro per una resa di Lawler mai avvenuta durante la bulldog choke di un Funky Ben, che fino a quel momento aveva giocato passivamente al ruolo di sacco. L’imparzialità è sopravvalutata ed è piuttosto chiaro per chi si faccia il tifo, ma se siete migliori di me il consiglio è senz’altro quello di godervi il match.

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C’è attesa anche per il debutto dell’ex campione dei Pesi Medi (e uomo immagine di Polo Ralph Lauren) Luke Rockhold nella divisione dei Massimi Leggeri. A distanza di oltre un anno e mezzo dal suo ultimo match troverà a riservagli un benvenuto tutt’altro che caloroso il feroce polacco Jan Błachowicz, reduce dalla sconfitta proprio contro Thiago Santos in quella notte di Praga fatale anche al nostro Carlo Pedersoli Jr. Una voglia di rinascita che coincide con le speranze di una divisione che, in attesa delle nuove leve e orfana di Daniel Cormier, ormai peso massimo, e di Alexander Gustafsson, da poco ritiratosi,  rischia di soccombere, cannibalizzata da Bones.

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Ad aprire la main card il confronto nei Pesi Welter tra il brawler senza paura Diego Sanchez ed un altro veterano, Micheal Chiesa, in cerca di bis dopo la vittoria su Carlos Condit al primo incontro nelle 170 lbs.