La migliore card dell’anno. Senza discussione.
Questo è stato UFC 239.
Già sulla carta si presentava come un evento spettacolare, con 2 titoli mondiali in palio, l’imbattuto Askren contro il selvaggio Masvidal, e il debutto nei massimi leggeri dell’ex campione del mondo dei medi.
I match non hanno affatto tradito le attese, tutt’altro.
Cominciamo dal main event. Campionato del mondo dei pesi massimi leggeri, Thiago Marreta Santos contro Jon Bones Jones. E’ finita così:
Dopo cinque round, entrambi i fighter hanno fatto ricorso alle cure mediche in ospedale. Primo round equilibrato, con forse una leggera preferenza per lo sfidante. Seconda ripresa nettamente appannaggio del brasiliano, intraprendente, aggressivo ed efficace con il suo muay thai splendidamente adattato alle MMA. Purtroppo lo sfidante sembra soffrire un infortunio al ginocchio, che ne condiziona e limita la mobilità. Nel terzo e nel quarto round Jones prende decisamente il controllo dell’ottagono e si fa preferire, mettendo a segno diversi colpi, pur senza mettere reolmente a rischio lo sfidante. Si va così al quinto round con il punteggio in equilibrio. La cintura andrà a chi saprà far meglio negli ultimi cinque minuti. Ripresa sostanzialmente equilibrata, Jones controlla ma non affonda, Santos ci prova, ma non fa abbastanza per giustificare un passaggio di mano del titolo. Finisce con una split decision 48-47 48-47 e 47-48 per il vincitore e ancora campione Jon Jones. Verdetto giusto, Marreta merita un rematch, soprattutto per aver costretto ad una split decision il campione, nonostante il palese infortunio. Il gameplan di Marreta era perfetto, e avrebbe potuto vincere. In un ipotetico rematch, probabilmente Jones dovrà considerare l’ipotesi di impostare il match più sul grappling. L’altissimo livello dei gameplan degli atleti dell’American Top Team è stato il leitmotiv della serata. Marreta, Amanda e Gamebred si sono presentati con il piano perfetto, e sia gli atleti di Greg Jackson che l’imbattuto ben Askren ne hanno fatto le spese.
Nel co main event la campionessa di due categorie di peso, Amanda Leoa Nunes, ha aggiunto alla sua collezione l’ultimo scalpo che le mancava, quello della figlia del predicatore, Holly Holm. L’ex campionessa di pugilato, kickboxing ed MMA, da molti considerata come la miglior combattente donna di tutti i tempi, ha potuto poco opposta alla fenomenale brasiliana. Dopo quattro minuti del primo round è stata colpita in questo modo:
e poi finalizzata in ground and pound, costringendo l’ottimo Marc Goddard a spingere via la campionessa e decretare il TKO.
L’attesissimo incontro nei pesi welter fra l’imbattuto Ben Askren e l’istrionico Jorge Masvidal ha rubato la scena a tutta la card. Tanato trash talking, tanta tensione, e poi l’epilogo incredibile. Col senno di poi tutti possiamo dire che era prevedibile che Askren sarebbe partito subito col tentativo di entrata alle gambe. Tutti possiamo farci bravi dicendo che la ginocchiata saltata era una soluzione logica. Dopo. Perchè dopo siamo tutti bravi. Ma chi altri sarebbe partito con quello scatto e quella ginocchiata? Perchè poi le cose vanno fatte dentro la gabbia, con un avversario pronto a punire ogni sbavatura. Gamebred ha messo a segno la ginocchiata saltata perfetta, mettendo istantaneamente KO l’imbattuto avversario, che è caduto già rigido, completamente svenuto. Record per il ko più veloce della storia dell’UFC. E da domenica mattina circola il video di Jorge che provava quel colpo in allenamento, sullo scudo, mandando per aria scudo e allenatore. Alla faccia della casualità. Un colpo provato e riprovato, una strategia preparata alla perfezione e che ha pagato. E’ opportuno spendere due parole anche sui colpi in ground and pound messi da Masvidal prima dello stop dell’arbitro. Da un punto di vista regolamentare sono ovviamente ineccepibili, anche se tutti noi li troviamo eticamente discutibili, considerato che era ovvio come Askren fosse completamente fuori combattimento. Jorge avrebbe anche potuto fermarsi, ma è davvero lui quello da additare per aver messo a rischio la salute dell’avversario? Confrontiamo con l’azione di Goddard nel match della Nunes: lì l’arbitro, sull’head kick, si porta immediatamente vicino all’azione, e appena valuta che la Holm non è in grado di difendersi con intelligenza, spinge via la Nunes, preservando Holly da ulteriori colpi. Quando la ginocchiata saltata di Masvidal va a segno, l’arbitro è abbastanza lontano, impiega una frazione di secondo di troppo ad avvicinarsi e soprattutto non si frappone immediatamente fra Jorge e Ben. Con il risultato di fargli prendere due pesanti e non necessari colpi quando è già svenuto. E’ l’arbitro ad essere responsabile della salute dell’atleta, non l’avversario. Certo, c’è chi ha grande spirito marziale come Machida o Hunt, e poi c’è chi invece coglie l’occasione per far pagare al’avversario qualche parola di troppo o qualche atteggiamento sopra le righe, pensiamo a Masvidal, o al famoso colpo di Hendo su Bisping a UFC 100.
La maggior parte dei fighter non avrebbe colpito e poi deriso un avversario svenuto. Questo è ovvio. Ma non spetta a noi giudicare una azione che non è irregolare. Come ha affermato Masvidal in conferenza stampa dopo l’incontro, “mi pagano per continuare a picchiare finchè l’arbitro non dice basta. Se a qualcuno non sta bene, può tornare a guardare il calcio.”
L’ex campione dei medi, Luke Rockhold, debuttava nei massimi leggeri opposto al polacco Jan Blachowicz. Dopo una prima ripresa equilibrata, Blachowicz metteva a segno un gancio sinistro molto simile a quello con cui Bisping pose fine al regno di Rockhoold, con lo stesso epilogo. Probabilmente Luke non ha più la mascella di un tempo, e potrebbe dover prendere in considerazione di dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera di modello, evitando di prendere altri KO che potrebbero avere effetti a lungo termine sulla sua salute.