1 Allora Dottore, iniziamo con le presentazioni per chi ci legge, presentati …
Ciao a tutti e grazie per avermi contattato, un saluto a tutti i lettori di MMA arena. Mi chiamo Davide BIANCHI e sono un medico che lavora nel campo della medicina interna e della pneumologia. Vivo e lavoro a Ginevra, in Svizzera. Mi occupo anche di medicina sportiva e in particolare di sport da combattimento. Sono l’unico membro in Europa continentale in possesso della certificazione di medicina di bordo ring promossa dalla association of ringside physician (ARP), la più grande associazione al mondo di medici di bordo ring, conseguita all’University of Texas at Austin solo pochi mesi fa. Collaboro anche col dottor Loris Pegoli (anche lui membro della ARP e leading physician italiano assieme all’amico dottor Luca Marcantonio) nella Fight Clinic. Sono anche cutman professionista (tra i miei assistiti più importanti Ewa Brodnicka, la campionessa del mondo WBO dei superpiuma), faccio parte del Team Catizone e della World Cutman Association. Ovviamente in questa intervista parlo a titolo privato e non in quanto membro delle sopracitate associazioni e team.
2 le tragiche morti accorse ai due pugili, Dadashev e Santillan lo scorso fine settimana hanno scatenato tutto ed il contrario di tutto, ci puoi dare il tuo parere medico questi avvenimenti ?
Trovo molto sorprendente che si addebiti al taglio peso la causa di questi due ultimi decessi, anche se c’è da dire che purtroppo sono noti i casi di atleti di sport da combattimento morti in seguito all’utilizzo di questa pratica. E’ normale che la morte di giovani atleti susciti nell’uomo della strada sentimenti contrastanti di dolore, paura, fino a accuse (spesso infondate) a arbitri e medici di bordo ring, persone che, come tutti, possono sbagliare, ma in questo caso sono sconsiderate e prive di fondamento. Nell’articolo precedente avete ben sviscerato le ragioni per cui è poco probabile che i due atleti abbiano effettuato la pratica del Weight cutting, inoltre Santillan era sottoposto a fermo medico che non è stato rispettato proprio in seguito a un match molto duro. In quel caso non sta sicuramente all’arbitro o al medico di bordo ring risponderne. NON DOVEVA SALIRE SUL RING PER NESSUNA RAGIONE. Un parere autorevole sul caso Dadashev è stato dato anche dal Dottor Don Muzzi, presidente della ARP, uno dei più grandi ringside doctors al mondo. Dadashev in seguito al malore a bordo ring è stato trasportato prontamente in ambulanza e quattro ore dopo era già stato operato e giaceva al Prince George’s Hospital Center”. La commissione sportiva del Maryland , che già in un episodio tragico avvenuto 4 anni fa non aveva esitato a prendere provvedimenti verso il medico di bordo ring che aveva evidentemente mal giudicato la situazione, questa volta non ha ritenuto opportuno intervenire prima. “There wasn’t anything there to lead me to believe the fight should’ve been stopped earlier. The first signs of a problem came late in the 11th round when Dadashev nearly slipped and fell to the canvas after taking one punch and swayed slightly as he tried to maintain his balance” (traduco per i lettori: “non c’è niente che mi portasse a credere che il match dovesse essere stoppato prima. I primi segni di qualcosa che non andava hanno iniziato a manifestarsi verso la fine dell11ma ripresa quando Dadashev è quasi scivolato e caduto al tappeto in seguito a un colpo e presentava un’andatura instabile cercando di mantenersi in equilibrio” scrive il mio amico e presidente Don. L’ultima volta che l’ho visto in tv accompagnava negli spogliatoi Katie Taylor dopo un match scintillante e duro contro Delfine Peerson per una delle più grandi riunificazioni mondiali mai viste nella storia della boxe femminile organizzato a New York da Eddie Hearn (serata che ha visto in azione Joshua-vs Andy Ruiz jr, Callum Smith, Chris Algieri etc.. ). Non parliamo di uno sprovveduto e in ogni caso ho tratto le medesime conclusioni già prima di leggere le sue. Di conseguenza, di cosa stiamo parlando? L’opinione di qualcuno è legittima ma poi esiste la liceità, ovvero la norma morale che impone a chicchessia di esprimere un parere se è competente e a conoscenza dei fatti. In caso contrario sarebbe bene non raccontare fandonie o supposizioni personali in video o post FB che purtroppo leggiamo tutti.
3. Ci descriva in cosa consiste il famigerato taglio del peso
Negli sport da combattimento gli atleti sono divisi in categorie di peso e genere. La pratica del taglio peso, al contrario di quanto qualcuno crede, è nota da tempo. Gli atleti provano a competere contro un avversario più leggero perdendo massa corporea e “recuperandola” dopo il weigh-in. Questo obiettivo lo si può raggiungere con una dieta ipocalorica, con una disidratazione acuta ottenuta tramite esercizio, sauna e altre pratiche mediche che definirei estreme e abusive (farmacologiche). Se, al fine di rientrare in categoria e trarre un vantaggio nel match, occorre perdere peso in meno di 24 ore, si può ottenere una riduzione sensibile della massa corporea solo tramite la manipolazione dei fluidi corporei (ci sarebbero altre vie ma sono illecite e non ne parlerò). Per esempio, la restrizione idrica e la sauna per indurre sudorazione profusa permettono perdite di peso ben superiori al 5% in poco tempo. Molti atleti (e qui arriviamo al nocciolo del problema) usano pratiche di sovraccarico idrico/iperidratazione con volumi di liquidi ingeriti a scalare su più giorni e, allo stesso tempo riducono al minimo l’ingestione di carboidrati e di sodio (evitando sale e alimenti ricchi di sale ovviamente), in modo da stimolare una produzione eccessiva di urina massimizzando la perdita idrica e riducendo di molto la ritenzione. Alcuni studi affermano che il Weight-cutting ha effetti negativi sulla performance atletica, altri invece non riportano alcun effetto. Sono molti gli atleti che si affidano a pratiche simili, BJJ, judo, ju-jitsu, Muay thai, kick-boxing, lotta, ma la prevalenza aumenta nei pugili e nei lottatori di MMA. La scienza ci dice che perdite attorno al 3% della massa corporea non provocano calo della prestazione atleta ma sappiamo bene che molti atleti tagliano ahimè, ben di più.
4. Quali sono i rischi per la salute per chi taglia più di questa soglia?
A lungo termine sono imprevedibili, non ci sono dati sufficienti, a breve termine la disidratazione acuta provoca riduzione del plasma e quindi un peggioramento del flusso sanguigno muscolare (calo di forza e resistenza). Non è chiaro se dopo la fase di replezione, ovvero se dopo il Weight-in, quando gli atleti hanno recuperato parte dei peso perso, questa riduzione resti; riduzione dell’emoglobina e quindi riduzione della capacità aerobica. Aumenta la fatica mentale e influenza negativamente l’umore, disorientamento, scarsa concentrazione. Aumento della viscosità del sangue e di conseguenza aumento dei rischi di infarto e ictus cerebrale. Rischio aumentato di danno cerebrale visto che la disidratazione potrebbe provocare una alterazione dell’equilibrio tra massa cerebrale e liquor legate a modificazioni della morfologia cerebrale ( E NON RIDUZIONE DEL LIQUOR!!!!!) rischio di danni renali permanenti legati all’ipoperfusione renale. espone gli atleti a rischio di patologie legate al calore (heat illness) potenzialmente mortali legati all’alterazione della termoregolazione Problemi visivi, causando secchezza oculare e visione offuscata Influenza il testosterone, il GH, la densità minerale ossea, squilibra la risposta insulinica e sopprime il sistema immunitario Nulla toglie poi che a livello osservazione (la letteratura scientifica non da risposte univoche) ci sono atleti che a livello fisico e atletico tollerano bene il taglio del peso e continuano a sfornare prestazioni e risultati eccezionali. E’ una loro caratteristica fisiologica. A quale prezzo non lo sappiamo.
5. Ha appena parlato di alterazioni dell’equilibrio tra massa cerebrale e liquor. Sono vari i “personaggi” che in questi giorni hanno lanciato video su FB dicendo che secondo loro la disidratazione aumenta il rischio di danni cerebrali perché il liquor cefalo-rachidiano si riduce visto che si riducono i liquidi circolanti.
La disidratazione senza dubbio aumenta il rischio di traumi cerebrali negli sport concessivi come il pugilato, l’MMA et similia. Uno studio fatto dal King’s College di Londra nel 2009 nostra misurò le modificazioni della struttura cerebrale dopo disidratazione. In pratica selezionarono alcuni studenti universitari in condizioni perfette di salute, li sottoposero a 90 minuti di esercizio aerobico ben coperti ( con tre strati di abbigliamento). Fu fatta una risonanza magnetica cerebrale prima e dopo la disidratazione, a 24 ore di distanza limitando l’apporto di liquidi secondo quantità prestabilite e uguali per tutte. I risultati mostrano che la disidratazione porta ad un aumentata concentrazione dei soluti e l’acqua passa dalle cellule per gradiente osmotico all’ambiente extracellulare. Il volume cerebrale diminuisce e lo spazio lasciato vuoto viene riempito dal liquor cefalo-rachidiano. Questo aumento di liquor potrebbe provenire da un aumento della produzione o una diminuzione dell’assorbimento oppure dallo spazio durale spinale, che a differenza del cranio, può modificare entro certi limiti il proprio volume in risposta alle variazioni della pressione intracranica. La disidratazione aumenta l’osmolalità dei liquidi extracellulari corporei e diminuisce il volume sanguigno circolante. Entrambi i processi riducono la massa cerebrale portando giocoforza ad un aumento di liquor. Essendo le concentrazioni dei soluti aumentate nei liquidi extracellulari, per osmosi l’acqua si muove dallo spazio intra a quello extracellulare provocando una contrazione cellulare. Per fortuna le cellule riescono a prevenire grandi variazioni di liquido regolando i soluti intracellulari (potassio soprattutto), atto fisiologico di grande importanza visto che il cranio ha un volume virtualmente non modificabile. In questo contesto aumentando il liquor, in caso di colpi l’accelerazione che il cervello subisce è aumentata e quindi impatta contro la parete intracranica con maggior accelerazione rispetto all’atleta non disidratato. In pratica le forze che dovrebbero proteggere il cervello dagli impatti diminuiscono. Poi se mi si parla di un emorragia intracranica, che ripeto, può avvenire anche in atleti perfettamente idratati e in perfetta salute, é l’ematoma che si forma a ridurre la quantità di liquor al fine di mantenere equilibrata la pressione endocranica (Ipotesi di Monro-Kellie, per chi volesse approfondire ) E NON IL LIQUOR CHE DIMINUISCE per la disidratazione. Con tutti i limiti dello studio, ci possiamo fare un’idea, ben lontana da quanto si vede e si legge su certe bacheche FB.
6. La replezione è definita come la fase in cui una volta effettuato il peso ufficiale, i pugili cercano di recuperare il peso perduto per trarne appunto un vantaggio. Secondo lei è sufficiente un periodo di 24 ore per ristabilire le condizioni fisiologiche precedenti alla disidratazione ?
Assolutamente no, in quanto non si tratta di ripristinare semplice acqua e carboidrati ma anche degli elettroliti (sodio e potassio in primis) responsabili delle fondamentali funzioni metaboliche, neuromuscolari e vitali. Occorre più tempo e di certo fare flebo (CHE E’ VIETATO DALLE NORME ANTIDOPING). Una reidratazione corretta richiede da ore a giorni. Tagli superiori al 5% in 24 ore provocano calo delle prestazioni ma non è ben chiaro se questa limitazione riesca a surclassare gli effetti negativi, un punto su cui la ricerca, ancora una volta, deve lavorare. Il taglio peso può avere effetti negativi sulla salute e in particolare modo può favorire il danno cerebrale. Niente toglie poi che il pugilato professionistico abbia dei rischi e si possano subire gravi danni cerebrali anche in stato di perfetta idratazione. Può far riflettere pensare al fatto che nel 1953, anno in cui di certo non si faceva il weight-cutting col sovraccarico di acqua o iperidratazione, morirono 22 pugili professionisti.
7. Cosa potremmo fare per limitare il fenomeno della disidratazione acuta negli sport da combattimento?
Intanto sarebbe molto importante conoscere come funzionano (non come effettuarle ma in cosa consistono. In secondo luogo ci sono già varie proposte da parte di varie federazioni sportive, con vantaggi e limiti: Ridurre il tempo tra weigh-in e match Proporre classi di peso più piccole in modo da ridurre il gap tra le categorie Non permettere agli atleti di effettuare più tentativi di raggiungere il peso al fine di rendere piu difficile la disidratazione Limitare la perdita di peso dopo il weigh-in ai fine di rientrare in categoria Proporre di rimettere il peso il giorno stesso del match potrebbe però creare più problemi che altro, impedendo agli atleti un recupero ottimale tra la perdita di peso e aumentare il rischio di danni cerebrali. Sappiamo bene inoltre che nel business degli sport da combattimento il peso fa parte dello show e della promozione del match, quindi c’è veramente poco interesse a modificare lo status quo. Il dialogo attorno al weigh-in dovrebbe coinvolgere scienziati, medici, atleti, allenatori e team, promoter e federazioni al fine di migliorare le conoscenze legate all’esperienza ma anche approfondire le investigazioni sulla fisiologia del Weight-cutting. Un atleta che si prende cura della propria salute e del proprio futuro dovrebbe mantenere un peso piuttosto stabile durante tutto l’anno e seguire un’alimentazione equilibrata sotto controllo di un nutrizionista che possa sorvegliare le variazioni di peso e la composizione corporea. Mantenendo un peso più o meno stabile gli atleti combatterebbero nella categoria adeguata non ritrovandosi a fare i salti mortali per rientrare nel peso o a combattere in categorie proibitive o rischiose per mere questioni economiche (a discapito della salute). Spero di aver risposto ai vostri dubbi e resto ovviamente a disposizione nello scambio di vedute e nel dialogo scientifico e costruttivo. Di nuovo grazie