UFC 247: Houston, abbiamo un problema

Una grande card UFC  sabato notte. Bei match, due titoli mondiali in palio, bella cornice di pubblico.

Una serata rovinata da verdetti che hanno spaziato dal discutibile all’incomprensibile, oscillando come il pendolo di Edgar Allan Poe fra incompetenza e malafede, scendendo più in basso ad ogni oscillazione.

Già nell’undercard si erano avute avvisaglie di una serata storta da parte dei giudici nominati dalla commissione atletica del Texas. Un paio di verdetti che hanno lasciato perplesso il pubblico, ma soprattutto il buon Joe Rogan ad imprecare contro un giudice che per ben 30 secondi durante un match si occupava dei fatti propri, incurante di quanto accadeva nell’ottagono. Non stiamo raccontando solamente un episodio di scarsa professionalità. Stiamo parlando di assoluta mancanza di rispetto per tutti. Per i fighter, i team, il pubblico, l’UFC e lo sport delle MMA in generale. Queste persone, che ribadiamo sono nominate dalle commissioni atletiche, non da UFC, sono chiamate a giudicare, e il loro giudizio avrà un peso decisivo sul risultato, e di conseguenza sulla carriera degli atleti, che sono professionisti, di questo devono vivere. Non è possibile che non si disturbino nemmeno a guardare con la dovuta attenzione i match.

La main card si è aperta con il match fra Derrick Lewis e Ilir Latifi, che debuttava nei pesi massimi. Primo round per Lewis, secondo per Latifi, terzo con Latifi che controlla per la maggior parte del tempo e subisce l’iniziativa di Lewis sul finale. Vittoria di Lewis per decisione unanime, discutibile ma non scandalosa.

Nell’incontro succesivo Dan Ige, che collabora con Ali Abdellaziz come manager, si è visto assegnare la vittoria contro Mirsad Bektic in un match in cui il bosniaco aveva vinto almeno due round.

Terzo match ancora pesi massimi. L’allievo di Mark Hunt Justin Tafa mette KO in 1.19 Juan Adams con una pregevolissima combinazione di gancio e montante portati entrambi con la mano davanti, quella dei campioni. Sentiremo parlare di Tafa in futuro.

Il campionato del mondo femminile dei pesi mosca è un match difficile da raccontare. La campionessa Valentia Shevchenko difendeva il titolo dall’assalto di Katlyn Chookagian, sfidante legittima e in possesso di una cintura marrone di BJJ sotto Renzo Gracie.

La Sheva ha fatto quello che ha voluto per tre round, vincendo tutti gli scambi in piedi, mettendo a segno colpi spettacolari, e portando a terra a piacimento l’avversaria senza curarsi del potenziale pericolo costituito dalla guardia dell’americana. E’ finita con una Chookagian scossa dai colpi ricevuti che prima prova a saltare in guardia senza riuscirci, poi viene spazzata, passata, messa in crucifix e finita in ground and pound. Semplicemente Valentina Shevchenko è di una differente caratura rispetto alle contender nei mosca. Speriamo di vederla affrontare di nuovo la Nunes, è l’unica ad aver messo in difficoltà la leonessa.

Siamo a parlare del main event. Titolo massimi leggeri fra il discusso Jon Jones e lo sfidante Dominick Reyes. Match condotto in modo netto e indiscutibile da Reyes nei primi due round, e da Jones nel quinto. I round oggetto di discussione sono il terzo e il quarto. Nel terzo, in apertura Reyes mette a segno diversi colpi significativi (ricordiamo che i colpi significativi sono quelli che interrompono l’azione dell’avversario) , e nel complesso va a segno più volte nel corso del terzo. Nel quarto Jones mette a segno dei takedow, che non sono seguiti da stabilizzazione di posizioni dominanti e tanto meno da ground and pound o tentativi di sottomissione. Diciamo che il quarto può andare da una parte o dall’altra, ci può stare tutto. Il quinto ha visto un Reyes troppo remissivo, non sappiamo se per problemi di cardio o per “paura di vincere”  davanti ad un campione come Jones. Sapere di essere in vantaggio contro un mostro sacro potrebbe averlo portato ad essere eccessivamente prudente. Un pò come il nostro Di Chirico che si è visto penalizzato dai giudici negli ultimi due match proprio per non aver spinto al massimo nell’ultimo round. Lettura dei cartellini, e saltano fuori due 48-47 e addirittura un 49-46 per Jones. Discutibili i 2 verdetti di un punto, semplicemente criminale il 49-46, perchè significa aver dato 4 round a Jones, quando ce ne sono due che sono palesi e indiscutibili per Reyes.
Ancora una volta la cosa migliore l’ha detta Joe Rogan: vengono mandati giudici di boxe, che non hanno la dovuta competenza nelle mma, e questo è il risultato. Verdetti che lasciano tutti perplessi, atleti, giornalisti, pubblico pagante. Cose che fanno molto male a tutti.

Ci sono degli aspetti che vanno chiariti in modo definitivo, sia a livello arbitrale che di giudizio:
Andare avanti con le mani aperte e le dita protese verso l’avversario è irregolare. Non si può continuare a lasciar correre. Il regolamento è chiaro.

Il tempo trascorso avanzando è un criterio, ma è meno importante dello striking significativo (sempre i colpi che fermano l’azione dell’avversario) e del grappling efficace (quello che permette di stabilizzare posizioni superiori e lavorare con ground and pound efficace o tentativi di sottomissione). Il takedown in se e per se, se non è seguito da grappling efficace non deve essere considerato. Questo non lo diciamo noi, lo dice il regolamento, ed è stato modificato in questo senso proprio per evitare il cosiddetto lay and pray.

Speriamo, per il bene e la credibilità dello sport, che questi episodi non si ripetano.